Archive del 5 Gennaio 2017

MIGRANTI: COMMISSIONE INCHIESTA APRIRA’ INDAGINE SU FATTI DI CONA

giovedì, 5 Gennaio 2017

“La Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, e sulle condizioni di trattamento dei migranti, aprirà un’inchiesta sulla vicenda del centro di prima accoglienza di Cona, in provincia di Venezia, dove è scoppiata una rivolta dopo la morte di una 24enne nigeriana ospite del centro.

La Commissione ha annunciato anche di voler ascoltare il ministro dell’interno Marco Minniti, per capire “se predisporre i Cie, centri di identificazione ed espulsione, in ogni regione sia realmente la risposta giusta all’emergenza immigrazione”, ha spiegato il presidente della Commissione di Inchiesta sui Migranti, Federico Gelli, perché “i Cie rischiano di creare altri ghetti, meglio l’accoglienza diffusa nei Comuni”.
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Perché i Centri di Identificazione ed Espulsione non sono la soluzione al problema dei migranti irregolari

giovedì, 5 Gennaio 2017


“Costosi, disumani, inutili, eppure il Governo vorrebbe aprirne altri per “risolvere” l’emergenza migranti. A diciotto anni dalla nascita dei Cie (che all’epoca si chiamavano Cpt) il nostro Paese non ha ancora trovato una soluzione per il problema. E allora si rifà a quelle vecchie
Il Governo ha un’idea meravigliosa per risolvere il problema dell’accoglienza dei migranti: riaprire i CIE. La proposta è stata avanzata dal Ministro dell’Interno Domenico Minniti che vorrebbe aprire un Centro di Identificazione ed Espulsione in ogni Regione. L’obiettivo è quello di velocizzare le procedure di allontanamento dal nostro Paese di tutti i migranti che non hanno diritto ad ottenere l’asilo politico o il riconoscimento dello status di rifugiato. Il problema però è che i Cie non funzionano.

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La Corte di Cassazione ha ritenuto applicabile l’articolo 595 del Codice Penale in caso di diffamazione anche quando il reato è commesso sui social network

giovedì, 5 Gennaio 2017


“Con sentenza n. 50 del 2 gennaio 2017 la Corte Suprema di Cassazione si è espressa: offendere attraverso i social network può essere considerata a tutti gli effetti diffamazione aggravata, con una pena che va da 6 mesi a 3 anni di reclusione o una multa dai 516 Euro in su.

La Corte di Cassazione ha ritenuto applicabile l’articolo 595 del Codice Penale in caso di diffamazione anche quando il reato è commesso sui social network ribadendo che inserire un commento su una bacheca significa dare al suddetto messaggio una diffusione che potenzialmente ha la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone, sicché, laddove questo sia offensivo, deve ritenersi reato di diffamazione aggravato, come se commesso a mezzo stampa.
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