Dagli organi di stampa sulla geografia giudiziaria degli Uffici dei gdp

Il Giudice di Pace può essere salvato…ma il tempo stringe..la commissaria convochi una riunione coi sindaci del venafrano”- la nota di Ricci.
Inviato da MarioLepore, 27 ott : 22:10

VENAFRO. 27 ottobre 2012. . A scriverlo è Alfredo Ricci ( consigliere provinciale di Isernia). Il quale in una nota spiega:

Attilio D’Orsi, dal Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Isernia, Avv. Marciano Moscardino, dall’altro componente venafrano del Consiglio dell’Ordine, Avv. Vincenzo Mercolino, nonché da circa 100 avvocati. La proposta è del tutto condivisibile. Gli Avvocati di Venafro si sono fatti carico di segnalare la possibilità, prevista dal d.lgs. n. 156 del 7 settembre 2012, di mantenere a Venafro il Giudice di Pace, altrimenti destinato ad essere soppresso. È, infatti, previsto che i Comuni, anche consorziati tra loro, possano richiedere al Ministero della Giustizia il mantenimento degli uffici del giudice di pace, di cui è prevista la soppressione, anche tramite accorpamento, facendosi carico dei relativi costi, anche in termini di provvista di personale. In questo senso, l’idea pregevole avanzata dagli Avvocati del Venafrano è quella di ricostituire il vecchio mandamento della Pretura di Venafro come circondario dell’Ufficio del Giudice di Pace. I costi da sostenere sarebbero veramente esigui, oltre tutto ripartiti in quote adeguate e da concordare tra tutti i Comuni interessati, che sono ben 12. Ma, soprattutto, si garantirebbe l’erogazione sul territorio del servizio giustizia. Non si tratta soltanto di una questione di blasone o di campanile. La presenza a Venafro dell’Ufficio del Giudice di Pace vorrebbe dire maggiore facilità di accesso al servizio giustizia da parte dei cittadini dei Comuni interessati, e quindi minori costi e minori perdite di tempo. Ma si tratterebbe anche di preservare il relativo indotto economico. È facilmente intuibile che la presenza nei giorni delle udienze a Venafro di giudici, avvocati, funzionari, cittadini, testimoni, periti e quant’altro ha creato finora un indotto economico significativo. Questo indotto, che significa attività economiche e posti di lavoro, deve essere salvaguardato, soprattutto nell’attuale momento storico, in cui l’economia dell’hinterland venafrano arranca sempre di più e il nostro territorio sta perdendo tutti i principali riferimenti e presenze istituzionali periferiche. In questo senso, gli avvocati venafrani si sono posti ancora una volta come riferimento, non solo professionale, ma anche di impegno sociale e civile per la comunità e il territorio. Occorre, ora, fare presto. Infatti, il d.lgs. n. 156/2012 indica dei termini rigorosi per formulare la richiesta al Ministero. E questi termini stanno per scadere. Sono certo che la proposta avanzata sarà presto recepita dal Comune di Venafro, che si farà quanto prima carico di convocare la riunione con gli altri Sindaci del mandamento della ex Pretura di Venafro per procedere a tutti gli adempimenti previsti. D’altronde, in questi mesi abbiamo potuto tutti constatare come la dott.ssa Ocello, coadiuvata dalla dott.ssa Ferri, si stia impegnando fattivamente per la salvaguardia e la sopravvivenza del territorio, adottando scelte anche coraggiose assunte con la capacità di guardare oltre la conclusione del proprio mandato amministrativo. La scelta di promuovere il mantenimento a Venafro dell’Ufficio del Giudice di Pace è destinata a restare nel tempo, proiettata negli anni, e farà ulteriormente onore all’attuale amministrazione commissariale del Comune di Venafro. L’urgenza di intervenire è dovuta anche al fatto che l’unica finestra prevista dalla legge per potere mantenere il Giudice di Pace a Venafro scade tra pochi giorni, senza possibilità di un ripensamento futuro. Da parte mia, vi è tutta la disponibilità a collaborare fattivamente con i Comuni per la formalizzazione della necessaria proposta al Ministero>.
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Articolo tratto da IL SOLE 24 ORE del 22 novembre 2011
Primo taglio: 600 giudici di pace
Razionalizzazione sul tavolo di Severino – Le resistenze di avvocati, magistrati e sindaci TRE OPZIONI IN CAMPO Il decreto legislativo è pronto ma il guardasigilli deve decidere se la chiusura riguarderà 674, 617 o 532 uffici circondariali
«Diminuire le sedi giudiziarie» ha ribadito il premier Mario Monti. E il primo taglio è già pronto. Riguarda circa 600 degli 846 uffici del giudice di pace e manca soltanto l’input del nuovo ministro della Giustizia per presentare in Parlamento il relativo decreto, che dà attuazione alla delega per la riforma della geografia giudiziaria approvata a settembre. Il secondo decreto, su Tribunali e sezioni distaccate (772) sarà invece pronto a febbraio.

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«I giudici di pace sono inutili»

Per il presidente del tribunale sette sedi andrebbero chiuse

di Enrico Carta

ORISTANO. Il ministero non aveva usato parole dolci. Al termine di un’ispezione, già nel 2002, aveva detto che la maggior parte degli uffici del giudice di pace che fanno capo al tribunale di Oristano andava chiusa. Dieci anni dopo sono ancora tutti lì, con il loro carico di contraddizioni, di valori simbolici e inevitabilmente anche di spese che si portano dietro.  I numeri però sono impietosi e le parole del presidente del tribunale, Luigi Mastrolilli, lo sono per certi versi altrettanto. «Ci sono uffici che hanno carichi che non giustficano le spese occorrenti per mantenerli aperti», ci va giù di netto.  Del resto i conti sono presto fatti. Gli uffici sono in tutto nove, compreso quello del capoluogo e i due fuori provincia di Macomer e Sorgono. Ed effettivamente bastano alcune cifre per capire che non tutti hanno una funzione vitale, anche se dai territori di competenza si continua ad invocare la loro presenza quali presidi ultimi del decentrameno amministrativo e baluardi dello Stato nelle zone dove lo spopolamento rischia di far sparire interi paesi.  I numeri, infine. Sono quelli del primo trimestre del 2010 e possono tranquillamente essere presi come valido punto di riferimento per il resto dell’anno. Anzi, considerando l’estate, una moltiplicazione per quattro del numero delle cause da esaminare è persino esagerato.  A Ghilarza c’erano 24 carichi civili pendenti e ne sono sopravvenute appena 4. A busachi i procedimenti pendenti erano 11 a cui se n’è aggiunto 1. Bosa

ha numeri superiori con 88 cause ereditate dall’anno precedente, ma appena 7 nuove. Ad Ales i vecchi procedimenti erano 16, a cui si sommano i 5 nuovi. A terralba si è partiti dai 23 già avviati a cui se ne sommano 7. Seneghe ne aveva 11 già avviate e 3 sopravvenute. Ad Oristano si marcia su numeri invece decisamente più cospicui e validi.  A risollevare le sorti dei vari uffici periferici ci pensano le opposizioni sulle sanzioni amministrative, con Terralba che fa la parte del leone. Merito o colpa, dipende dai punti di vista, dell’autovelox di Arborea.  Ad ogni modo anche un numero così elevato di multe secondo il presidente del tribunale, che trova d’accordo anche gran parte degli avvocati tra cui il presidente del Consiglio dell’ordine forense Antonio Loy, non giustifica la presenza di un ufficio aperto. «Ci sono i comuni che forniscono o prendono in affitto i locali, ci sono gli arredamenti e le apparecchiature, i costi di pulizia e gestione delle sale e in più gli impiegati del tribunale da pagare. Negli ultimi anni ho segnalato la necessità di chiudere gli uffici di Busachi, Seneghe, Ghilarza, Terralba, Sorgono, Ales e persino Bosa». Sono gli stessi nomi dello spreco segnalato dagli ispettori ministeriali ormai dieci anni fa. Ma da allora nessuno è intervento lasciando le cose come stanno. E facendo correre il tassametro delle spese.

5 novembre 2011
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