Clandestini? Né prigione né multe: un reato da abolire

Pubblichiamo un interessante articolo sull’attuale situazione di transitorietà relativa all’attuazione della legge delega sull’abrogazione del c.d. reato di clandestinità (art.10 bis del D.Lgsvo n.286/98) e sull’abolizione della Legge Bossi- Fini…

“L’enfasi accompagna il dibattito politico e popolare sul reato di clandestinità. Ma come funziona? Ed è davvero efficace? Una conseguenza è certa: aver portato all’associazione “immigrato uguale criminale”, come ha ricordato il convegno di presentazione a Padova della raccolta di firme per abrogare la Bossi-Fini.

 

«Innanzitutto è una contravvenzione e non un delitto, quindi la pena non è la reclusione ma un’ammenda pecuniaria che va dai 5 ai 10 mila euro – spiega l’avvocato Marco Ferrero – È sempre utile ribadire dunque che, con il reato di clandestinità, che è di competenza del giudice di pace e non del tribunale ordinario, nessuno va in carcere nemmeno in via temporanea con l’arresto».

L’enfasi che accompagna tutt’oggi la discussione, in realtà, non è giustificata dal reale trattamento sanzionatorio: che senso ha punire con una pena pecuniaria uno straniero irregolare? In che modo lo stato ha la garanzia di recuperare le ammende sanzionate?

«Sono tre anni che il procuratore capo della corte di Cassazione – continua l’avvocato Ferrero – apre il discorso introduttivo di inizio anno giudiziario, chiedendo che venga tolto il reato. Dal punto di vista penale non ha efficacia e il termine clandestinità richiama qualcosa di oscuro e nascosto, anche quando si tratta di mamme delle badanti che si intrattengono oltre i tre mesi del visto turistico o che non sanno che dopo otto giorni dal loro arrivo devono andare in questura per fare dichiarazione di presenza».

Oltre ai rallentamenti e ai rinvii che hanno ingolfato ulteriormente il sistema giuridico, nella percezione collettiva è passata l’associazione “immigrato uguale criminale”, ovvero propenso alla devianza.
Un passaggio culturale i cui effetti sono evidenti: «Mi ricordo un dirigente scolastico che non sapeva come comportarsi con i figli di un immigrato, pur di fatto non cambiando nulla per il loro accesso alla scuola. Gli effetti sono devastanti ed è necessaria una campagna di promozione culturale perché c’è da recuperare il valore sociale che lo straniero ha oggi»”.

(fonte:difesapopolo.it)

 

 

 

FacebookTwitterEmailTelegramShare

I Commenti sono chiusi