Rifugiati nei centri di accoglienza: situazione di emergenza, feriti 20 poliziotti a Napoli in Questura

Gli sbarchi dal Nord Africa, con la caduta dei dittatori, sono diminuiti, ma si sta verificando, nei centri di accoglienza in Italia, una situazione sempre più allarmante. Le proteste a Napoli di questi giorni di numerosi nordafricani rifugiati davanti alla questura, con 20 poliziotti feriti ne sono un doloroso esempio. Le proteste sono state di coloro che attendono l’esito della domanda di asilo o del ricorso.

Gli sbarchi del febbraio 2011 in Italia furono denominati sotto la voce “emergenza Nord Africa”.
Erano migliaia di persone, 30mila secondo le stime. In quel periodo fu dichiarato lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale per l’eccezionale afflusso di cittadini provenienti dai Paesi del Nord Africa, in conseguenza del conflitto libico e dell’evoluzione degli assetti politico-sociali nei paesi della fascia del Maghreb e in Egitto.
E la scadenza dei nord africani è alle porte: 31 dicembre 2012. Allorquando scade il termine dello Stato di emergenza , previsto da un dpcm del 6 ottobre 2011.
Circa 20mila sono i cittadini di paesi terzi, che non sono riusciti ad avere il riconoscimento come rifugiati ed il diritto alla protezione internazionale. Cosa accadrà? Le commissioni delegate per l’accertamento della loro posizione non li hanno ritenuti inquadrabili come rifugiati.Anche perché non tutti coloro che erano sbarcati dalla Libia erano libici.
Molti scappavano anche dalla guerra, ma erano emigranti, africani e non, che si erano stabiliti con un lavoro in Libia.
Sono stati allora travolti dalla guerra e sono stati usati, come minaccia di immigrazione all’Europa ,da Gheddafi. Questi rimangono fuori?. A loro si aggiungeranno i tunisini: a tanti di loro non viene riconosciuto lo status di rifugiato.
“Più di 20mila immigrati, che al momento sono accolti dai centri di accoglienza italiani, rischiano di ritrovarsi per la strada, o peggio di ingrossare i numeri dell’illegalità e dell’irregolarità». In una parola : clandestinità.
Non potranno essere rimpatriate,agevolmente, 20mila persone originarie di vari paesi in gravi difficoltà. Ci sono proposte, come quella del permesso di soggiorno provvisorio ,che diano il tempo di pensare a politiche di integrazione .
Prendendo spunto da un recente studio della Confartigianato, che ha messo in evidenza come in Italia, nel secondo trimestre del 2012, si siano registrati 31.960 posti di lavoro di difficile reperimento, Micucci propone: «Diteci dove sono questi posti e siamo pronti a inviare ai datori di lavoro i curricula di centinaia di rifugiati qualificati, in cerca di un’occupazione e disponibili sin da subito». Si tratta di professioni artigianali come quelle di meccanico, carpentiere, cuoco. O ancora, fabbro, cameriere e operaio di vario genere, solo per citarne alcune. Migliaia di posizioni rimaste scoperte a causa, fondamentalmente, della scarsità di offerta sul mercato del lavoro.

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