“Mare Nostrum non deve finire”. Lo hanno chiesto, con un appello i rappresentanti di quasi 30 associazioni italiane

“Mare Nostrum non deve finire”. Lo hanno chiesto, con un appello i rappresentanti di quasi 30 associazioni italiane, a cui hanno aderito anche alcune personalità come Andrea Camilleri, Carlo Feltrinelli, Ascanio Celestini e Andrea Diroma. Un appello che gli stessi firmatari definiscono “disperato”, perché il dado sembra ormai tratto: Mare Nostrum chiude, l’Italia – e in particolare il ministro dell’Interno Angelino Alfano – non ha intenzione di proseguire, anche se non ci sono ancora decisioni formali da parte del Consiglio dei ministri. “Se l’operazione della marina italiana finirà, come ormai ci sembra deciso, l’unico risultato sarà che aumenteranno i morti in mare”, ha detto Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione dell’Arci.

I risultati dell’operazione. La polemica su Mare Nostrum dura ormai da qualche mese. La missione è partita dopo il naufragio del 3 ottobre 2013, quando nel Canale di Sicilia persero la vita 366 persone. Una strage. Il governo italiano decise, per la prima volta e in solitudine, di fare qualcosa: le navi della Marina Militare da allora si spingono vicino alle coste della Libia, senza considerare le aree di “Search and Rescue”, oltre le quali le operazioni della Unione europea non si sono mai spinte. Mare Nostrum ha portato in salvo più di 100 mila persone: uomini, donne e bambini. Ovviamente le morti non si sono fermate, solo di ieri è la notizia di altri 20 dispersi.

Lo sguardo accigliato del governo britannico. E’ un fatto innegabile, però, che molte delle persone soccorse in mare e portate dentro i confini europei avrebbero avuto un altro destino se avessero dovuto completare la traversata. I risultati dell’iniziativa italiana tuttavia non sono piaciuti a tutti e anzi in sede europea sono stati fonte di polemica. Il governo inglese, ad esempio, ha additato Mare Nostrum come un cattivo esempio, perché avrebbe invogliato i migranti a imbarcarsi. E con questa motivazione il premier britannico David Cameron si è sfilato anche dall’operazione “Triton” che partirà tra pochi giorni e che sarà gestita dalla Agenzia europea delle Frontiere Frontex.

Rifugiati in pericolo. Prese di posizione come quella inglese sono respinte con sdegno dall’associazionismo italiano: “E’ una posizione inaccettabile – ha detto il Direttore dei progetti del Centro Astalli, Bernardino Guarino – Mare Nostrum è la prima operazione attraverso cui l’Europa decide di non chiudere gli occhi davanti alle tragedie che si consumano a pochi chilometri dai nostri confini”. E’ stato ricordato, infatti, che più del 70% delle persone che arrivano dai confini sud dell’Europa – sulle coste italiane o maltesi – sono richiedenti asilo, che scappano da teatri di guerra tristemente noti come la Siria e l’Iraq. “Di fronte a questa realtà l’Europa e l’Italia devono decidere da che parte vogliono stare: dalla parte dei movimenti populisti che cavalcano il malcontento popolare dovuto alla crisi economica e lo indirizzano contro l”invasore’, o dalla parte di una Europa che vuole essere protagonista sul fronte internazionale e dimostrare di avere un progetto civile e democratico?”, ha chiesto Vera Lamonica, segreterio nazionale della Cgil.

“Costi sostenibili”. Respinte al mittente anche le motivazioni di tipo economico, che impedirebbero all’Italia di proseguire con l’operazione Mare Nostrum: “Prima di tutto non bisognerebbe parlare di questioni economiche quando si discute di vite umane, ma in ogni caso Mare Nostrum è costatata 100 milioni in un anno, ricordo che nel 2011 abbiamo speso 1 miliardo e 300 milioni per accogliere 60 mila persone”, ha sottolineato Oliviero Forti della Caritas, ricordando il piano messo in piedi dall’allora governo Berlusconi durante l’emergenza delle Primavere Arabe.

Canali regolari. Le associazioni ci tengono a sottolineare che “Mare Nostrum non è la panacea di tutti i mali”. Non risolve il problema più grave: come permettere alle vittime di guerre di raggiungere in modo sicuro l’Europa. Per questo l’appello chiede al governo italiano di farsi promotore in Europa della applicazione della Direttiva 55/2001 sulla protezione temporanea e dell’avvio di un programma europeo di reinsediamento dei rifugiati in arrivo dalle aree di crisi e di conflitto”.(fonte:repubblica.it)

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