Sulla riapertura del Cie di Gradisca I gruppi consiliari di maggioranza, assieme ai rappresentanti del M5S in Regione, hanno votato contro la proposta

ciegradisca
“Gradisca e il suo hinterland stanno dando e hanno già dato tanto, troppo, in termini di accoglienza, pertanto anche noi siamo contrari alla riapertura del Cie e all’allargamento del Cara. Lo ha dichiarato V. S. (AR) nel corso del dibattito in Aula sulle due mozioni sull’argomento. Sono in corso lavori di sistemazione delle strutture del Cie, nonostante ripetute rassicurazioni sul fatto che questo non sarà riaperto. Se corrisponde al vero, ci si chiede per quale motivo siano state utilizzate risorse pubbliche per sistemare una struttura che, di fatto, non dovrebbe essere riutilizzata. Se, invece, tale ristrutturazione è finalizzata alla riapertura è importante che i locali non vengano riconvertiti in Cara per un ampliamento delle strutture esistenti.

Tra le due ipotesi, infatti, la più accettabile per la popolazione di Gradisca è il Cie, in quanto trattandosi di una sorta di ‘carcere’ dovrebbe garantire una maggior sicurezza. Presupposto perché ciò avvenga, nel rispetto dei diritti di tutti e non solo degli emigrati, ma anche e soprattutto del personale e delle forze dell’ordine in servizio presso la struttura, è un innalzamento dei livelli e degli standard di sicurezza delle strutture, che devono essere equiparati a quelli di un qualsiasi carcere. Trattandosi di una struttura detentiva e non di accoglienza non possono essere accettati nuovi episodi di evasione o di rivolte interne. Deve inoltre essere previsto un rinforzo delle forze dell’ordine in servizio, per garantire la loro sicurezza e condizioni lavorative degne.

Riportando le parole del sindacato di polizia “non solo gli immigrati clandestini che devastano la struttura e delinquono sono persone, ma anche chi lavora onestamente per far rispettare le leggi dello Stato lo sono, e hanno diritto a lavorare e far vivere le proprie famiglie in modo dignitoso”. Prima di occuparsi dei diritti di chi in passato ha sfasciato le strutture del Cie, di chi ha rifiutato le procedure di identificazione, di chi ha protestato in maniera violenta, tanto da causare l’intervento legittimo della polizia, forse bisognerebbe pensare ai poliziotti, nostri concittadini che lavorano per far rispettare la legge e per proteggerci.

Prima di parlare di riaperture, infine, bisognerebbe risolvere il problema dei salari dei dipendenti del Cara, che hanno scioperato, lamentando una situazione paradossale. L’organico dei lavoratori è a malapena sufficiente a far fronte a tutte le incombenze e sottostimato rispetto il numero di immigrati al momento ospitati (poco meno di 250). Se ciò non bastasse i salari vengono erogati con ritardo cronico (l’ultimo stipendio pare risalire a ottobre e non sono stati liquidati novembre, dicembre e la tredicesima), la prima settimana di febbraio scade la cassa integrazione e i lavoratori a partita Iva come medici, infermieri e mediatori culturali non vengono pagati.

Nulla si sa inoltre del futuro dei dipendenti dell’azienda trapanese e delle coop collegate che attualmente gestiscono la struttura, in quanto sembra non si riesca a trovare l’accordo con la Prefettura per la risoluzione consensuale del contratto in scadenza nel 2016 e pertanto non possono subentrare nelle gestione provvisoria la Croce rossa o un’altra cooperativa che potrebbero garantire la copertura immediata del servizio in attesa di una nuova gara di appalto. Tra l’altro la Croce rossa, che opera con proprio personale volontario, non dovrebbe garantire l’applicazione della clausola sociale per il riassorbimento dei lavoratori, lasciando di fatto a casa 70 dipendenti che ora lavorano al Cara. Sarebbe pertanto opportuno risolvere le questioni inerenti i diritti dei nostri cittadini impiegati a diverso titolo nelle strutture del Cara prima di pensare a riaprire il Cie o ampliare il Cara.

Se durante il dibattito i consiglieri di centrosinistra hanno sostenuto i contenuti delle due mozioni contro i Cie e i Cara, in particolare evidenziando i diritti legali dei richiedenti asilo, quelli di centrodestra li hanno respinti accusando la sovente mancanza del rispetto delle regole da parte di quelle persone. Le regole vanno prima rispettate da noi e poi fatte rispettare agli altri, e non dimentichiamo che siamo anche noi un popolo di migranti – hanno detto i primi; finché queste persone avranno solo pretese e nessun rispetto di ciò che gli viene regalato e usano la violenza, non possiamo che respingerle – han detto i secondi chiedendo anche più rispetto per le Forze dell’ordine. La Dal Zovo (M5S), che ha sottoscritto la mozione di Sel, ha motivato la sua adesione sottolineando che ricorda la morte, avvenuta il 30 aprile scorso dopo quasi 9 mesi di coma, di un giovane marocchino caduto dal tetto del Cie di Gradisca, e questo non significa non aver presente lo sforzo degli agenti dell’ordine.

L’assessore Gianni Torrenti, parlando a nome della Giunta, ha ribadito che nessuno intende riaprire il Cie, anche perché così come costituito ha dimostrato di non essere una struttura funzionante. La sua stessa collocazione in un paese così piccolo è stata un errore. Poi ha fatto presente che il 75% delle risorse che l’Italia usa per l’accoglienza sono europee. E ha rimarcato il già iniziato coinvolgimento del territorio attraverso colloqui mirati con i Comuni e con il “Tavolo istituzionale regionale sulla protezione internazionale”, come richiesto nella mozione sostitutiva delle due precedenti e sottoscritta dai medesimi firmatari. Puntiamo alla piccola ricettività – ha spiegato Torrenti – perché l’alternativa nazionale è di fare dei bandi per l’offerta privata, ma se poi un albergo vince quel bando ad esempio per 100 posti letto, poi quei posti saranno occupati. E magari si tratta di una struttura che si trova in un paese piccolo, che non può sostenere un così alto arrivo di persone.

Si deve puntare a una migliore accoglienza, a un maggiore controllo da parte delle forze di polizia e anche sanitario, e non va confuso lo straniero che è in carcere perché delinquente – ha concluso – con chi sta solo richiedendo asilo. Intendiamo affrontare la questione della distribuzione degli immigrati su tutto il territorio nazionale perché noi abbiamo sforato del 2% la nostra quota. Ricordiamo, comunque, che dei nostri 218 Comuni, sono coinvolti solo 24, poco più del 10%. Alla fine del dibattito, i gruppi del centrosinistra più il MoVimento 5 Stelle hanno votato a favore della nuova mozione, contrari tutti gli altri gruppi.”(fonte:ilfriuli.it)

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