Unar conferma: gli stranieri delinquono meno degli italiani

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“La vulgata vuole che chi viene da fuori commetta più reati. Ma il nuovo Dossier Statistico Immigrazione 2014 rivela esattamente il contrario. Svelando numerose discriminazioni, anche sul fronte giudiziario
I luoghi comuni sull’immigrazione sono tanti. Ma tra quelli più gettonati, e che più influenzano la nostra vita quotidiana, c’è sicuramente “commettono più reati”. Talmente gettonato che sono nati addirittura siti internet appositi, come l’irriducibile tuttiicriminidegliimmigrati.com o voxnews. Questa volta, a discapito di chi la pensa così e accusa gli altri di “terzomondismo”, ci ha pensato il Centro Studi e Ricerche IDOS a smentire lo stereotipo. Anche quest’anno è infatti uscito il Dossier Statistico sull’Immigrazione per conto dell’Unar, l’ufficio nazionale anti-discriminazioni istituito dalla presidenza del Consiglio. Ogni anno, la ricerca mette a disposizione i dati più aggiornati sui flussi migratori verso l’Italia e sulla vita degli stranieri nel nostro Paese. E i numeri parlano chiaro: gli immigrati non sono più propensi degli italiani a commettere reati. Anzi, a quanto pare è esattamente il contrario.

Procediamo con ordine. Innanzitutto, i dati in questione provengono dalla Direzione centrale di polizia, che nel 2004 ha inaugurato una sorta di archivio nazionale contenente tutte le denunce contro autori noti. Già confrontando i numeri dal 2004 fino al 2012 viene fuori la prima smentita: in quest’arco di tempo, infatti, le denunce contro gli italiani sono aumentate del 37,6%, mentre quelle contro gli stranieri del 29,6%. E non è tutto. Incrociando questo risultato con l’andamento demografico dello stesso periodo, la popolazione italiana è leggermente diminuita mentre quella straniera è raddoppiata: il che rende l’incidenza dei loro reati ancora più bassa. A questo numero dovremmo poi escludere anche quel 17% di denunce per violazione della normativa sul soggiorno, un reato che gli italiani non possono compiere e che va ad abbassare ancora di più la media delle denunce a carico degli stranieri.

E la questione non finisce qui. Perché molti utenti sul web hanno già avuto modo di commentare, gridando all’incompletezza e a quel “50% di stranieri nelle nostre carceri” come prova della loro maggiore indole a delinquere. Secondo il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), al 31 ottobre 2014, risultano essere 17.578 gli stranieri detenuti su un totale di 54.207. Un’incidenza notevole, senza dubbio, ma che va considerata anche in relazione al tipo di reato commesso. A questo proposito, il dossier Unar ha evidenziato come tra le accuse più frequenti per i cittadini stranieri spicchino reati come furti e traffico di stupefacenti. Facilmente collegabili a situazioni di disagio sociale, nel primo caso, e a sfruttamento da parte della criminalità organizzata nel secondo.

Ma c’è anche un altro motivo per cui abbiamo la sensazione che gli stranieri “affollino” gli istituti penitenziari. Il loro tasso di recidiva è dovuto probabilmente anche ad una pratica discriminatoria evidenziata dallo stesso dossier: quella di usufruire in minor modo, rispetto agli italiani, di misure alternative alla detenzione. Questa disparità è particolarmente evidente nei procedimenti di custodia cautelare per gli stranieri irregolari, la cui pericolosità sociale è ritenuta dovuta alla mancanza di un radicamento sul territorio e, di conseguenza, a gravi condizioni socio-economiche che rendono la recidiva molto più probabile. Inoltre, secondo la Corte Suprema di Cassazione (30130/2003), la loro posizione irregolare rende impossibile l’affidamento ai servizi sociali, e dunque il reinserimento nella società e nel mondo del lavoro. Insomma, quanto è vero per il resto del mondo sembra vero anche per l’Italia: la propensione al reato non deriva certo da un’origine etnica o culturale, ma da fattori e situazioni decisamente più complessi.

Soltanto pochi giorni fa, la società britannica Ipsos Mori ha pubblicato i risultati di alcuni sondaggi sulla percezione delle statistiche nei vari Paesi. E la nostra Italia ne è uscita decisamente male, visto che si è piazzata al primo posto in quanto a “percezione media” più sballata: in poche parole, siamo la nazione più ignorante in assoluto. Alla domanda “qual è la percentuale degli immigrati su tutta la popolazione?” il dato medio percepito è stato quello del 30%, mentre la presenza straniera sul nostro territorio non arriva neanche al 10%. E questa è solo una delle tante facce del nostro rapporto con il “diverso”, un rapporto che purtroppo vediamo bene non solo nelle fredde cifre delle statistiche ma anche nella vita di tutti i giorni. Un rapporto che troppo spesso è guidato dai pregiudizi più che dal ragionamento, dalla pancia più che dalla testa. E che, a giudicare dalla nostra propensione a “dare i numeri”, non accenna a migliorare.di Chiara Cacciotti (fonte:dailystorm.it)

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