Potenza: riapre l’ex Centro di identificazione ed espulsione ( neo CPR) di Palazzo San Gervasio

Riunione in Prefettura per l’affidamento dei servizi del nuovo Centro di permanenza per i rimpatri. Le associazioni si oppongono: “Luogo di controllo e di segregazione di essere umani”
I Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) sono “luoghi di controllo e segregazione di esseri umani. Spostarsi liberamente da un paese all’altro non è un crimine ma un diritto di ogni persona: la volontà politica di chiudere le frontiere a coloro che cercano migliori condizioni di vita è una barbarie e un crimine contro l’umanità”. È quanto affermano alcune associazioni lucane che si oppongono all’apertura del Cpr di Palazzo San Gervasio (Potenza).

Alla Prefettura di Potenza si è recentemente riunita la Commissione di gara per l’affidamento dei servizi me le associazioni Cestrim onlus, CiclOstile, Equomondo Potenza, Insieme Onlus, LasciateCIEntrare, Le Ali di Frida, Libera Basilicata, Opti Pobá, Osservatorio Migranti Basilicata, Reset e Unidea dicono no.

Anni fa, nel comune di Palazzo San Gervasio, fu costruita una struttura destinata a ospitare migranti in situazione di soggiorno irregolare, denominata Cie (Centro di identificazione ed espulsione) con la funzione di controllo e repressione dei flussi nell’ambito delle politiche migratorie. La struttura fu progressivamente dismessa quando gli stessi governi decisero di diminuire il numero dei Cie per il numero limitato di cittadini stranieri effettivamente rimpatriati, a fronte degli elevati costi di gestione e soprattutto di condizioni di vita assolutamente degradanti.

“Oggi, sulla spinta delle politiche migratorie restrittive e repressive dell’Unione Europea, cui il governo italiano si è pienamente uniformato – dicono le associazioni – si è dato nuovo corso, con i decreti Minniti, ai provvedimenti necessari per la gestione del problema dei flussi migratori. Tra questi, la riapertura di diversi tipi di strutture, come i Centri di permanenza per i rimpatri, ex Centri di identificazione ed espulsione. Non poteva mancare pertanto all’appello anche la Basilicata, con la struttura da anni inutilizzata di Palazzo San Gervasio. Il governo – continuano – per mezzo della Prefettura, ha provveduto a emanare un avviso pubblico per ricercare operatori economici interessati alla gestione del Cpr, per un importo massimo di 750.000 euro. Il fine esplicitato è quello di assicurare la più efficace esecuzione dei provvedimenti di espulsione dello straniero: un linguaggio che rievoca vicende e periodi che pensavamo di esserci lasciati alle spalle. Ribadiamo con fermezza la nostra opposizione alla riapertura dei Cpr. La logica della paura costruita a tavolino domina le scelte repressive in termini di sicurezza interna e giustifica il ricorso di luoghi di vera e propria detenzione di uomini e donne senza nessuna colpa. Buona parte dell’opinione pubblica, condizionata e impaurita da campagne mediatiche mistificatorie, giustifica e accetta tutto questo, considerandolo come il male minore, mentre i valori dell’accoglienza e della solidarietà tra esseri umani cedono il passo a logiche di potere”.

Da qui l’appello alla popolazione lucana per una mobilitazione del basso. “Se per il governo è urgente aprire il Centro di permanenza per i rimpatri di Palazzo San Gervasio – concludono – per tutti noi la vera urgenza è quella di ritrovare il senso di umanità che stiamo smarrendo. Invitiamo tutti a riflettere su questo tema e a contribuire alla costruzione di iniziative di contrasto e resistenza alla dilagante deriva razzista e autoritaria” .di ANNA MARTINO (fonte:repubblica.it)

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