Il caso dei ricorsi sulle multe di via di Portonaccio respinti dalla Cancelleria del Giudice di pace di Roma arrivano in Parlamento


Pubblichiamo un articolo relativo all’annosa situazione venutasi a creare dopo le famose sanzioni relative a via di Portonaccio a Roma sulla quale ci riserviamo di commentare successivamente…

“Presentata dal Vice Presidente della Camera On. Baldelli una
interrogazione parlamentare-
Lo scorso settembre, il Vice Presidente della Camera Simone Baldelli, presentò un’interpellanza sulle innumerevoli multe pervenute ai cittadini che malauguratamente si sono ritrovati a varcare via di Portonaccio e la sua corsia preferenziale non adeguatamente segnalata, per usare un eufemismo.
L’On. Baldelli, dimostratosi già in passato sensibile alle problematiche dei cittadini in materia, ha dato massimo supporto ed ha presentato una interrogazione parlamentare in merito. Dal 2 maggio, data di attivazione della rilevazione elettronica, al 15 settembre 2017, sono state sollevate oltre 326.000 sanzioni aventi tutte il medesimo oggetto, che hanno coinvolto in modo massiccio più di 20.000 automobilisti, alcuni dei quali hanno ricevuto personalmente decine di verbali di contestazione.

Le sanzioni pagate sembra siano state poco meno di 100 mila, circa un terzo del totale, per cui è legittimo presumere che in gran parte dei casi rimanenti, per oltre 200 mila sanzioni, sia stata presentata opposizione attraverso ricorsi al Prefetto o impugnazioni al Giudice di Pace di Roma.

A distanza di 5 mesi dalla riattivazione della corsia preferenziale, lasegnaletica sia orizzontale che verticale è stata integrata per ben tre volte , il che parrebbe una tacita ammissione di colpevolezza per essere stati lacunosi nel ripristinare una corsia preferenziale senza la dovuta comunicazione.

Codici, ha provveduto a raccogliere oltre 6 mila sanzioni e ha presentato per conto di oltre 2 mila cittadini, più di 80 ricorsi cumulativi al Giudice di pace.

Da questo momento in poi hanno iniziato a verificarsi strani fenomeni: alcuni Giudici di Pace di Roma hanno cominciato ad emettere ordinanze prive di motivazione, disponendo l’interruzione dei procedimenti e la separazione delle posizioni di ogni singolo ricorrente con onere, a carico di questi ultimi, di riassunzione del procedimento entro 90 giorni.

Giuridicamente si tratta di un’ordinanza abnorme perché contraria a tutte le norme processuali e di “giusto processo” tese all’ECONOMIA PROCESSUALE, tale che il giudice deve “contenere” e non disperdere.
Anziché fare un’unica sentenza, oggi si dà disposizione per far più sentenze, per i soli ricorsi presentati dall’Associazione CODICI questo vorrebbe dire trasformare gli 80 procedimenti avviati in oltre due mila!

Si vanificano, in questo modo, tutte le riforme attuate nel corso degli ultimi anni per alleggerire l’economia processuale e si va pesantemente a gravare sulle tasche dei cittadini.

Inoltre, sembrerebbe che la cancelleria del Giudice di Pace di Roma, in data 25 ottobre 2017, abbia “tentato” di non accettare e non procedere alla iscrizione a ruolo dei ricorsi cumulativi.

La scelta di scorporare le singole posizioni e aggravare i ricorrenti di un onere di riassunzione risulterebbe irragionevole non solo dal punto di vista del diritto, ma anche in considerazione della situazione di pesante ingolfamento degli Uffici del Giudice di Pace di Roma.
Nei casi segnalati, non sussisteva alcun elemento, tale da distinguere le posizioni dei singoli ricorrenti.

Per questo l’Associazione CODICI ha sollecitato e richiesto una interrogazione parlamentare, da rivolgere al Ministro della Giustizia affinché provveda, nell’ambito delle proprie competenze, a verificare la regolarità delle indicazioni e delle direttive ricevute e applicate dai Giudici di Pace di Roma.

Rimaniamo pertanto in attesa di risposta all’interrogazione parlamentare, che verrà presentata oggi dall’On. Simone Baldelli.”(fonte:consumerismo.it)

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