“La parabola del giudice onorario : ci ricaschiamo sempre…”: un articolo del Corriere della Sera


L’articolo di Gian Antonio Stella sulla magistratura onoraria,che pubblichiamo in link sottostante, pecca purtroppo di una limitata conoscenza dell’arcipelago della rappresentanza di una delle categorie più complesse ed articolate esistenti nel mondo del lavoro italiano d’oggi.

Sì perchè anche in Europa la nostra magistratura onoraria è da poco conosciuta.

Ma almeno un giornalista così bravo e famoso come Stella avrebbe potuto impegnarsi un pò di più. Da collega pubblicista a collega professionista direi che questa volta non si è impegnato molto. Ma la prossima volta sono certo che approfondirà l’argomento. E, comunque, il suo articolo indica anche particolari inusuali nella pubblicistica dello stesso associazionismo della magistratura onoraria.

Innanzitutto i flashes dei magistrati onorari intervistati sono ,come annota egli stesso, degli sfoghi personali.

La storia ,ad esempio, della magistratura onoraria italiana non inizia nel 1998 ma ha radici molto lontane. Ed il governo ,dell’epoca indicata prima ,non voleva rimediare ,come scrive Stella, alla durata dei concorsi in magistratura togata con il reclutamento dei giudici onorari.

Si sa che la Costituzione del 1947, entrata in vigore il primo gennaio 1948, aveva riconosciuto anche nella Repubblica democratica italiana l’esistenza della magistratura onoraria (la storia dei giudici di pace nel Regno delle due Sicilie risale,ad esempio, ad oltre un secolo prima del 1948) .

E con il riconoscimento della validità di un apporto qualificato della stessa avvocatura in tutti i gradi della magistratura onoraria e non ( anche in Cassazione) si ritenne che il popolo ,uscito da una dittatura, potesse partecipare alla giurisdizione alla pari della magistratura professionale.

Purtroppo fu un’interpretazione riduttiva della magistratura onoraria che prevalse successivamente.

A vantaggio, questo sì, delle carenze di organico della magistratura ordinaria, dovute non alla lunghezza di tempo dei concorsi,ma alla severa selezione dei candidati magistrati, con il meccanismo di un concorso pubblico scritto, che ammetteva agli orali solo coloro che avessero conseguito come risultato il minimo di 12 ventesimi non in una ,nè in due, ma in ben tre prove scritte.Il che significava avere una preparazione eccezionale nelle materie del diritto civile ( e romano) penale ed amministrativo con tracce molto difficili su argomenti a volte marginali o quasi sconosciuti alla maggioranza dei candidati ,pur sempre molto numerosi, che si contraeva poi al di sotto degli stessi posti messi a concorso .Subito dopo vi era il lungo tirocinio di 18 mesi. E ciò non è mutato più nel corso dei decenni successivi e vige tuttora , giustamente.

Ecco spiegato il numero insufficiente di magistrati togati in Italia, tra i quali solo dalla metà degli anni sessanta del secolo scorso sono comparse ( grazie ad una sentenza della corte costituzionale)per fortuna e finalmente le donne, che oggi rappresentano la quasi maggioranza di tutti i magistrati in servizio.

Ma ritorniamo all’articolo di Stella. L’analisi della situazione attuale è quella che proviene dagli stessi intervistati.I quali ,forse ,hanno dimenticato di dire che hanno chiesto volontariamente di accedere alla magistratura onoraria ,pur svolgendo ,in molti casi, una o più professioni libere o addirittura ,per qualche caso,un impiego pubblico.Senza parlare dei giudici di pace ,istituiti nel 1991 come giudici della terza età ,con concorso iniziale con il requisito dell’età minima di cinquant’anni fino ai settanta e ,spesso, già pensionati, ma con preferenze tra coloro che già avevano svolto funzioni giudiziarie, a volte appena laureati in giurisprudenza. Poi furono abbassati i limiti di età a trent’anni . Per cui a 22-24 anni si iniziava come vice procuratore onorario o vice pretore eppoi si accedeva al concorso a giudice di pace ,indetto solo altre due volte nel 1996 e nel 1998 , e poi basta fino al 2017, con un intervallo quasi ventennale ,per cui ,ad oggi, gli stessi gdp in servizio da un organico iniziale di 4700 sono ridotti attualmente a poco più di mille. E’ vero che ci sono state molte proroghe ,ma non per tutti. Perchè molti hanno avuto al massimo la proroga di un anno o poco più.

La stabilizzazione ,come valore rivendicativo della categoria, nasceva dal fatto che nel nostro Paese ,del cd. lavoro temporaneo ,nulla è più definitivo di quello provvisorio. Almeno così pensavano alcuni magistrati onorari.Ai quali nulla impediva di partecipare ai concorsi in magistratura togata, e di superare le tre prove scritte famose ,quella orale ed il tirocinio.

Ed allora i tempi si succedevano , e le lacune negli organici aumentavano. Ma anche i riconoscimenti legislativi del lavoro dei giudici onorari venivano rinviati di governo in governo ,illudendo i giudici onorari in servizio con un’alternanza di gioco delle parti pirandelliano. Per cui i partiti che erano all’opposizione promettevano che, dopo le elezioni, se fossero andati al governo avrebbero approvato la riforma della magistratura onoraria ,salvo dimenticare le promesse elettorali subito dopo aver vinto le elezioni. Fino ad arrivare all’ultimo governo ed all’ultimo ministro della giustizia che ,nel suo piccolo, alla promessa pre-elettorale aveva voluto mantenere l’impegno facendo approvare, guai per lui, l’agognata riforma: attuale pietra dello scandalo per alcuni giudici onorari,tanto da meritare ricorsi alla Giustizia Europea,allo sciopero selvaggio ,intermittente o addirittura allo sciopero della fame.Ma ,in base all’articolo di Stella ci sono tutti i requisiti dell’ingiustizia e della estrema urgenza del rimedio. Solo che, pur essendo favorevoli i procuratori della repubblica di tutta italia , ahinoi l’ANM ,che pur li rappresenta ,si frappone con un parere negativo sulla stabilizzazione ma favorevole ad un risarcimento.Per non parlare del Consiglio di Stato che ha emanato un parere interlocutorio ,rinviando ad una nuova legislazione la eventuale stabilizzazione dei giudici onorari. L’articolo di Stella,infine, sembra non prendere posizione, rinviando ai posteri l’ardua sentenza,lasciando un sapore amaro a chi sperava in una considerazione più favorevole alla magistratura onoraria. In ogni caso è importante che nei quotidiani nazionali si continuino a pubblicare articoli sulla magistratura onoraria ,in maniera tale che la pubblica opinione possa rendersi conto che l’annoso problema dovrà pur essere risolto nel piu’ breve tempo possibile e favorevolmente per questi famosi giudici onorari. ( diego loveri)
Corriere della Sera: articolo di Gian Antonio Stella

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