Archive del 5 Febbraio 2017

Acilia:sopralluogo a Capelvenere per apertura tribunale e giudice di pace.

domenica, 5 Febbraio 2017


”Ieri mattina, finalmente, il sopralluogo presso i locali del Comune di Piazza Capelvenere ad Acilia. L’apertura del Tribunale per il Giudice di Pace si concretizza”.
Commenta così, soddisfatta, la senatrice del X Municipio in quota Ap, Fabiola Anitori.
“E’ stata una battaglia lunga e irta di ostacoli burocratici e intoppi legati ad un incomprensibile muro di gomma che impedisce il passaggio di carte tra un ufficio e l’altro della pubblica amministrazione, ma ci siamo” ha detto ancora.
“E’ fissato per oggi un appuntamento con i tecnici del Comune di Roma e del Ministero di Grazia e Giustizia per valutare i metri quadrati disponibili, certi che questa sarà una sede provvisoria, consapevoli del fatto che finalmente si concludere un percorso iniziato nel 2013, un tempo infinito, ma ci siamo. Il mio impegno ha trovato una sponda fertile nell’operatività dello stesso prefetto che ha condiviso fin dall’inizio del suo mandato le mie proposte: ridare un presidio di legalità ad Ostia. Una cittadella della giustizia che io stessa individuai nella sede dell’ex Gil, struttura pubblica abbandonata, per sua natura però, capace di accogliere nello stesso luogo l’ufficio del Giudice di Pace e la sede della Polizia Municipale” ha aggiunto Anitori.
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Il Ministro Orlando interviene a Torino al Congresso di Magistratura Indipendente :reazioni unanimi delle Associazioni dei Magistrati onorari di pace

domenica, 5 Febbraio 2017


Unità Democratica Giudici i Pace Onorari, pur non interpellata inizialmente da altre Associazioni, si è proposta di rendere più organico, d’ora in poi, lo scambio di informazioni tra i presidenti di tutte le Associazioni, che hanno partecipato all’ultimo incontro al Consiglio Superiore della Magistratura (Udgdpo, Angdp,Unagipa,Federmot,Cgdp,Unimo)e per questo deciderà nelle prossime ore l’adesione ad una manifestazione indetta davanti al CSM per il giorno 16 febbraio p.v. In ogni caso pubblichiamo l’articolo uscito nel quotidiano La Stampa del 4 febbraio u.s. nel quale si riportano le parole ,che il Ministro Orlando avrebbe detto a proposito della magistratura onoraria ,in virtù delle quali la reazione è stata allarmata e spontanea .Si ritiene che il Ministro bene avrebbe fatto a parlare chiaro alle Associazioni ,che pur convocate dal CSM non sono state ritenute più degne dallo stesso Ministro dall’1 dicembre del 2015 di frequentare altri luoghi (compreso il Ministero di via Arenula) dove potessero essere presenti anche loro per un confronto, facendo di tutte le erbe un fascio ed addebitando a tutti i magistrati onorari un tentativo di delegittimarlo in Europa per far scattare un procedimento d’infrazione ,per cui ,essendosi interrotto definitivamente il dialogo ha lasciato alle Associazioni dei Magistrati onorari di pace l’unico strumento delle astensioni dalle udienze nonchè quello delle manifestazioni pubbliche , tra l’altro in un momento critico del Paese (già ormai quasi in campagna elettorale) e dei rapporti del governo con la magistratura tutta ,strizzando l’occhio verso i magistrati togati per separarli da quelli onorari ,perchè vincitori di concorsi pubblici per esami scritti ed orali gli uni, mentre gli altri “inferiori” gli onorari perchè vincitori di concorsi per soli titoli ma il presidente del Consiglio Gentiloni condivide quest’azione che molti attribuiscono più ai consiglieri del ministro (cd.nomenklatura) che al ministro stesso? E la Costituzione il Ministro l’ha mai letta? L’art.106 della Costituzione non dice che nasceva nella nuova Costituzione la magistratura onoraria per aiutare la giustizia “ingolfata”. Questo sarà stato il pensiero ,forse, della “nomenklatura” (tutta togata) ma non dei padri costituenti che proprio per evitare che la magistratura togata potesse ,come era accaduto sotto il fascismo, subire l’influenza del governo vi era la magistratura onoraria corrispondente ad una partecipazione del Popolo, “in nome del quale sono pronunciate le sentenze”, e non più “in nome del re” come sotto il fascismo.(d.l.)
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