Migranti: “il ministero garantisca ai giornalisti l’accesso negli hotspot”

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“Assostampa Sicilia, Carta di Roma e LasciateCIEntrare sottoscrivono un documento: “Individuare le modalità per assicurare l’accesso della stampa”. Bellu (Carta di Roma): così la stampa non può esercitare la sua funzione di controllo
Il ministero dell’Interno garantisca e disciplini l’esercizio del diritto di cronaca attraverso l’accesso della stampa agli hotspot. Lo chiedono Assostampa Sicilia, Carta di Roma e LasciateCIEntrare, che hanno sottoscritto oggi un documento, dopo che un gruppo di giornalisti, che avrebbe voluto visitare l’hotspot di Pozzallo, insieme ad una delegazione di associazioni e al deputato Paolo Beni, non è riuscito ad entrare. In questi giorni nella cittadina del ragusano sono riuniti giornalisti ed esperti d’immigrazione per il Festival Sabir, organizzato da Arci, Caritas, Asgi, Carta di Roma, A buon diritto e Acli.

Il documento ricorda che “a partire dall’apertura dei cosiddetti hotspot il ministero degli Interni ha respinto sistematicamente le richieste di ingresso della stampa all’interno di tali centri, giustificando i dinieghi con ‘ragioni organizzative’” e ricorda già una sentenza del 2012 del Tar del Lazio “dichiarava illegittimo il divieto di opporre ai giornalisti un generico diniego di accesso ai Centri d’identificazione e Espulsione per migranti (CIE)”. Le associazioni chiedono che siano individuate “modalità puntuali per assicurare l’accesso della stampa agli hotspot, affinché le autorizzazioni all’accesso non siano concesse su base discrezionale”.
Per Giovanni Bellu, presidente della Carta di Roma “è gravissimo che con rigore prussiano sia impedito l’accesso alla stampa, che così non può esercitare la sua funzione di controllo. Su questo faremo una battaglia durissima”. Per Luigi Manconi presidente della Commissione Diritti umani “non c’è motivo per cui giornalisti non debbono entrare” e chiede che al più presto “vada definito un regolamento che consenta stessa possibilità di accesso prevista per i Cie”.
(fonte: RedattoreSociale.it)

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