“Il professionista alle dipendenze del Comune ce l’aveva con il militare che lo aveva multato.
“Questo cornuto me la pagherà”, disse l’architetto del Comune rivolgendosi a un collega della persona da lui presa di mira. Ce l’aveva con il carabiniere che lo aveva multato perché guidava la moto senza casco. Era andato in caserma nel tentativo, troppo accorato, di fare valere le sue ragioni.
Solo che la frase, seppure pronunciata, non è bastata a fare scattare la condanna per diffamazione. L’imputato, già scagionato nel processo penale, non dovrà risarcire i danni al carabiniere che si era costituito parte civile. L’imputato, infatti, non gli aveva dato del “cornuto” direttamente, ma si era sfogato con un collega del militare. Per diffamare qualcuno è necessario essere almeno in tre. Chi diffama, chi viene diffamato e chi ascolta da spettatore quando accade. Nel caso in esame, mancava uno degli attori principali. Che era collegato al telefono con il collega, ma non vi è alcuna certezza che abbia sentito la frase incriminata.
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