Il romanzo “Luminusa”,: occasione per riflettere sull’immigrazione con la scrittrice

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“Il romanzo di Franca Cavagnoli “Luminusa”, venerdì sera 5 febbraio ha offerto l’occasione alla comunità di Barzago di riflettere, attraverso il suo protagonista di nome Mario, sul dramma dell’immigrazione che passa attraverso la rotta di Lampedusa nel dialogo con la scrittrice.

Franca Cavagnoli, scrittrice, saggista e traduttrice, ha presentato venerdì sera 5 febbraio nell’Aula civica di Barzago il suo ultimo romanzo dal titolo “Luminusa”. L’iniziativa appartiene alla rassegna “Mi guardo intorno. Idee, fatti, opinioni del nostro tempo” promossa dall’Assessorato alla Cultura.

E’ la storia di Mario, giovane cremonese che vive e studia a Milano. Nell’anno della grande emergenza umanitaria, che coincide con l’inizio della primavera araba sfociata nella guerra civile in Libia del 2011, di fronte all’arrivo di migliaia di profughi che approdano a Lampedusa, il protagonista decide andare nell’isola e dimostrare attivamente la sua solidarietà. Qui trova motivazioni personali per una permanenza prolungata oltre il momento contingente. E dopo due anni è ancora sull’isola sospesa tra Europa e Africa: iniziale speranza per tutti i migranti, ma che per molti si rivela tragica conclusione della loro vita.

Una delle ragioni che motivano Mario a rimanere a Lampedusa è quella di cercare di “restare umano” restituendo delle vite. Suo compito, condiviso da altri giovani dell’isola, è raccogliere gli oggetti smarriti da chi è passato per proseguire per l’Europa, oppure il mare ha restituito a riva, negli scarichi dei barconi, nelle stive. Gli oggetti sono poi depositati in una stanza piccola che lui chiama “Museo della vita quotidiana dei migranti”, luogo della memoria. Suo compito è quello di scrivere le didascalie dei vari oggetti in versi – endecasillabi o settenari –, perché così spera che resteranno dentro a chi li leggerà e lo fa con un ritmo lento. Le didascalie entrano direttamente nella narrazione senza distacco, senza allertare il lettore con un corsivo o virgolettato per non cambiare il ritmo della narrazione, ha spiegato la scrittrice rispondendo alla domanda posta dall’assessore alla cultura Francesca Montonico che ha condotto il dialogo.

Il titolo “Luminusa” è scaturito dalla riflessione sulla etimologia, dalla radice greca del termine che indica “luce, fuoco”, rafforzato dalla testimonianza degli abitanti di Lampedusa. Si racconta sull’isola che c’è la tradizione dell’accoglienza già secolare. Quando ancora non c’erano i fari, gli abitanti di Lampedusa accendevano dei falò perché i naviganti, provenienti dall’Africa, potessero vedere le luci e sapere che lì c’era un approdo. Poi “Luminosa” è diventata “Luminusa” assumendo l’espressione dialettale locale.

Il romanzo ha iniziato a delinearsi nel 2008 con l’arrivo dei primi migranti e la vista dei corpi sulle spiagge avvolti nelle lenzuola: “Questa è stata un’immagine potentissima” che ha colpito Cavagnoli. Ma a motivarla è stata anche la politica dei respingimenti concepita da due ministri lombardi: “Io ho provato una vergogna fortissima, un dolore, una sofferenza per tale decisione e una fortissima indignazione” e, in secondo luogo, la grande indifferenza percepita dinnanzi a questo dramma che stima circa 25 mila morti nel Mediterraneo, ma potrebbero essere anche di più.

Tra gli oggetti che raccoglie Mario, quello che meglio simboleggia il dramma dell’immigrazione sono le fotografie che Cavagnoli ha visto a Lampedusa visitando l’isola a circa metà della stesura del romanzo, dove ha conosciuto i giovani dell’associazione culturale Askavusa, che significa in dialetto ragusano “A Piedi Scalzi”, i quali, per primi, avevano iniziato a raccogliere gli oggetti come continuerà poi a fare Mario. Alcune delle foto, che hanno maggiormente colpito l’autrice, sono descritte nelle pagine del romanzo, come quella lavata dall’acqua, scolorita nell’immagine che doveva conservarsi nel tempo a ricordo e invece non c’è più.

Il colloquio è quindi entrato nel merito di alcune tematiche specifiche, come il confine tra giornalismo e letteratura, dove il primo riporta numeri, mentre l’autrice disegna volti. Il confine tra i due mondi è determinato dai tempi della scrittura: frenetici quelli del giornalista odierno, tenuto a raccontare la cronaca senza mescolare la verità con la finzione; assai più pacati quelli della letteratura, che offrono spunti di riflessione nella solitudine della stesura e si prolunga nel tempo: può occupare anche anni. Alcuni personaggi di “Luminusa” sono ispirati a persone realmente esistenti, incontrate da Cavagnoli nel viaggio a Lampedusa, altri, tra cui anche Mario, sono frutto dell’invenzione e tanti dettagli sono generati dalla vena poetica.

Il protagonista Mario, essendo uno studente di scienze politiche, ha un interesse primario nei confronti della politica. Cavagnoli vede una certa analogia tra Mario e Giulio Regeni. Per Mario la politica è parte stessa della sua vita, è molto sensibile, ma è difficile collocarlo politicamente in un gruppo, in un partito, in un movimento, perché ne ha per tutti. Esprime le sue simpatie, ma è fondamentalmente critico con tutti.

Secondo la legge del mare dovrebbe essere un imperativo accogliere chi arriva dal mare, incalza l’interlocutrice. E risponde affermativamente Cavagnoli, perché “dovrebbe essere il principio della vita: se c’è qualcuno in pericolo – non solo sul mare – si deve prestare soccorso”. Del resto i dati dello scorso anno documentano che su circa 60 milioni di profughi nel mondo, nell’Europa sono arrivate 200 mila persone, di queste 170 mila sono transitate per l’Italia, ma non si sono fermate nel nostro Paese.

Riflessione quindi sulla etimologia delle parole: immigrati, clandestini, profughi, rifugiati, sono condizioni che accomunano anche alcuni amici di Mario, ma sono state anche condizioni vissute da parecchi italiani nel passato, ma non solo: è un fenomeno che coinvolge popoli e generazioni. Nella impossibilita di coltivare dei rapporti con le proprie radici, con le proprie famiglie si afferma la “tirannia della distanza che impedisce” la conservazione anche dei rapporti umani.

Come fronteggiare l’emergenza umanitaria? Chiede l’Assessore: “Un modo concreto per far fronte a questa emergenza umanitaria è il progetto pilota della chiesa evangelica dei Valdesi e della comunità di Sant’Egidio, dei corridoi umanitari dal Libano e dal Marocco; per cui tutte le richieste di asilo politico sono vagliate nei rispettivi paesi dove si preparano i visti, perciò le persone sono trasportate in modo sicuro.

Le ultime considerazioni focalizzano l’importanza della memoria: “Si può anche decidere di prendere le distanze da una tragedia, perché ci si rende conto di essere troppo fragili in quel momento: è una scelta consapevole; ma quello che a me spaventa – ha concluso Cavagnoli – non è tanto respingere il ricordo dell’orrore, è la ritorsione, cioè non pensare le cose dolorose e quindi diventa automatica la rimozione”.

Ultime battute riservate al pubblico presente in aula che ha dialogato con la scrittrice attraverso alcune sottolineature, osservazioni, precisazioni riguardanti il romanzo, i protagonisti e i temi ad esso sottesi.” di Italo Allegri (fonte:resegononline.it)

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