Inchieste, è allarme prescrizione .In appello salta un processo su due: nel Veneto

GIUSTIZIA; SI VOLTA PAGINA SU FORMAZIONE MAGISTRATI
“Il presidente della Corte Rinaldi: «Basta buttare energie e tempo, accantoniamo i casi a rischio. Si creano aree di impunità per i reati con tempi stretti, come l’evasione»
Quattro mila (3999, per la precisione) sono morti ancora prima di nascere, cioè nelle procure. Altrettanti (anzi un po’ di più: 4775) si sono arenati al gip/gup, la maggior parte in fase di indagine (dunque sovrapponibili ai precedenti). Altri 977 non passano il vaglio del tribunale. E fin qui, per ognuna delle fasi, siamo su una soglia del 7-10 per cento. Ma il dato clamoroso, com’è ovvio visto che si tratta dell’ultimo step di merito prima dell’eventuale ricorso in Cassazione, è quello della Corte d’appello: su 3788 processi penali definiti nell’arco dell’ultimo anno giudiziario (che va dall’1 luglio 2014 al 30 giugno 2015), i giudici ne hanno dichiarati prescritti addirittura 1874, cioè il 49 per cento.

La metà delle inchieste principali, insomma, finisce nel cestino, con grande sconfitta della giustizia (sia con la minuscola che con la maiuscola) e con un lavoro inutile di forze di polizia, magistrati, cancellieri e così via. E in tutte le fasi, in un anno, siamo intorno agli 8 mila fascicoli prescritti in Veneto. «E’ un dato impressionante, così buttiamo via risorse, energie, capacità», ammette il presidente della Corte d’appello del Veneto, Antonino Mazzeo Rinaldi, che ieri ha anticipato alcuni dei temi principali della cerimonia di domani mattina insieme al procuratore generale Antonino Condorelli.

Tanto che il magistrato auspica che prenda sempre più piede un indirizzo – discusso in un vertice in Corte con i presidenti dei tribunali veneti e i capi delle procure – che punta su un sano realismo per rimettere in piedi il disastrato mondo della giustizia. «Avevamo stabilito, visti i tempi di fissazione in appello, di mettere da parte tutti quei processi per i quali manchino meno di due anni alla prescrizione – continua Mazzeo Rinaldi – Si tratta di processi destinati a rimanere senza esito, meglio concentrarsi su altro, anche se mi rendo conto che per una procura non sia facile lasciar perdere certi fascicoli». Il rischio è che, volendo fare tutto, alla fine si resti con un pugno di mosche. «E così si creano aree di impunità, dove i i delinquenti sanno che i tempi sono stretti», continua. Evasione fiscale, guida in stato di ebbrezza, rifiuti: ecco alcuni dei reati che spesso vanno in prescrizione.

Mazzeo Rinaldi e Condorelli, in linea con la maggioranza dei magistrati italiani, hanno un’idea precisa, che va oltre il ddl in discussione in Parlamento, che prevede un taglio di 2 anni dopo la sentenza di primo grado e di un anno dopo quella d’appello. «E’ un inizio, ma la prescrizione dovrebbe cessare nel momento in cui viene esercitata l’azione penale con la richiesta di rinvio a giudizio o almeno dopo la prima sentenza di condanna – spiega Condorelli – In questo caso lo Stato ha già dimostrato il suo interesse a perseguire quel reato». Ma non è solo questione di norme. Il nodo principale della giustizia veneta resta sempre uno solo: i numeri. «L’abbiamo detto mille volte: gli organici del Veneto sono inadeguati – ribadisce il presidente della Corte – Risalgono a quando era una regione agricola, mentre ormai da tempo è la terza per Pil e la più industrializzata, con tutto quello che ne consegue dal punto di vista del contenzioso civile e penale».

La Corte d’appello veneta ha un giudice ogni centomila abitanti, ma ci sono altre sedi che ne hanno il doppio. Idem i tribunali. «E’ un dato di cui si parla già dal 1992, quando ero al Csm – spiega Condorelli – e poi c’è la gravissima carenza del personale amministrativo, perché un magistrato senza assistenti non serve: gli atti che fa restano inapplicati». Un leggero sollievo lo dovrebbe portare l’arrivo di 22 giudici ausiliari in Corte. «Io poi credo che dovrebbero aumentare di molto anche i giudici di pace – dice Mazzeo Rinaldi – non ha senso che un giudice professionale su cui lo Stato investe tanto si occupi di questioni bagatellari ».

Non ha invece portato i benefici sperati, finora, l’informatizzazione. «Si è pensato di poter superare tutti i problemi investendo un po’ sui computer e risparmiando tanto sugli uomini – attacca Condorelli – ma è stata una politica sbagliata, anche perché si è scaraventata l’informatica sul personale senza formazione». Tanto che il presidente della Corte annuncia la creazione di una task force di cancellieri per cercare di risolvere i problemi e formare i colleghi alle «prassi virtuose». «Con il nuovo sistema è diventato un problema perfino trasferire i fascicoli dai tribunali alla Corte», denuncia Condorelli. Magistrati scettici anche di fronte alla nuova ondata di depenalizzazioni del governo: «Sono fattispecie residuali, l’impatto sarà ridotto, non si risolve nulla».”(fonte:corrieredelveneto.corriere.it)

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