Giustizia: Orlando, dopo anni di scontro oggi clima diverso

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Il Ministro Orlando nella relazione annuale alla Camera sull’amministrazione della Giustizia: “Terrorismo ci minaccia ma non cederemo su diritti”.
“La giustizia è stata per lungo tempo il terreno di uno scontro, a tratti persino drammatico”, ma oggi “comincia ad essere oggetto di un più pacato confronto perché parte di un dibattito più ampio sul destino della nostra democrazia”. Lo ha sottolineato il ministro Andrea Orlando, nella relazione annuale alla Camera sull’amministrazione della Giustizia. “Le divisioni hanno impedito che si riflettesse sul tempo nuovo che la giurisdizione è chiamata ad affrontare, in un’epoca di grandi opportunità ma ad alto rischio”, ma – ha aggiunto -, “io rivendico a questo Governo e all’azione del Ministero della Giustizia il merito di aver contribuito a chiudere quella fase e di aver avviato, in un clima diverso, questa riflessione”. “Il clima diverso – ha detto Orlando – ha permesso di intervenire in ambiti sino a qui troppo trascurati, come la giustizia civile e l’organizzazione della giustizia. Ambiti che però danno senso e contenuto effettivo alla parola ‘cittadinanza’”.

“Dopo anni di polemiche che hanno condannato il nostro Paese all’inconcludenza, c’è oggi un senso diverso e più vivo della responsabilità che dobbiamo assumerci, tutti, per restituire efficienza al servizio della giustizia. Nel rispetto dei diritti dei cittadini e nell’interesse dello sviluppo economico e civile del Paese”, ha aggiunto Orlando nel rivendicare “il merito di un clima mutato grazie ad una costante ricerca del confronto. Credo sia mio dovere ringraziare tutti coloro che hanno contribuito, anche con qualche asprezza dialettica, a questa comune riflessione: la magistratura, l’avvocatura, il personale giudiziario, le forze politiche e sociali”.

Dipendenti non sono fannulloni – “Il personale che serve la giustizia sfugge, nella sua stragrande maggioranza, agli stereotipi spesso utilizzati contro i pubblici dipendenti. Con oltre 9000 vuoti in organico, e l’assenza di interventi di riqualificazione da più di un quarto di secolo, il personale amministrativo ha saputo garantire comunque il funzionamento della giurisdizione”. Lo ha affermato il ministro della Giustizia Andrea Orlando, nella sua relazione annuale alla Camera. Il ministro ha garantito che “più di 4000 unità di personale saranno assunte nel prossimo biennio. 450 hanno già preso servizio presso gli uffici giudiziari. Abbiamo riformato la struttura del Ministero in profondità, riducendo del 40% le posizioni dirigenziali, semplificando e riorganizzando le strutture dipartimentali, realizzando risparmi di spesa per 64 milioni. Non avremmo potuto chiedere ad altri di cambiare se non lo avessimo fatto noi per primi”. “È mia ferma convinzione – ha detto – che l’amministrazione vada difesa con grande determinazione, non certo mortificata o smantellata”.

Arretrato civile sotto 4 mln quest’anno – “Il pesante arretrato, che paralizzava l’attività dei tribunali italiani nonostante l’elevata produttività dei magistrati, è in costante calo”. Lo ha detto il ministro Andrea Orlando alla Camera, citando – nella sua relazione sull’amministrazione della Giustizia – i dati sull’arretrato civile del 2015, “che dovrebbe aver raggiunto quota 4,2 milioni a fine 2015. E scendere addirittura a meno di 4 milioni a fine 2016”. Orlando ha ricordato che “a fine 2009 eravamo circa due milioni più su. L’obiettivo di scendere sotto quota 4 milioni di affari indica un punto di svolta del sistema, poiché significa allineare l’arretrato alla capacità di definizione annuale che si attesta intorno ai 3,8 milioni di affari”.

Terrorismo ci minaccia ma non cederemo su diritti – “La minaccia principale che il nostro Paese, così come gli altri Paesi dell’Unione Europea, deve fronteggiare è oggi quella del terrorismo di matrice jihadista. Una minaccia che mette sotto pressione l’ordinamento penale e la pubblica sicurezza”. Lo ha detto il ministro Andrea Orlando, nella relazione alla Camera sull’amministrazione della Giustizia, sottolineando come sia “una sfida che mette alla prova lo Stato di diritto ma dalla quale lo Stato di diritto e quindi la giurisdizione devono uscire più forti”. Il Guardasigilli ha ricordato gli interventi “sull’ ordinamento interno, riconoscendo la pericolosità di condotte propedeutiche e funzionali all’attività terroristica”, con “nuove figure di reato”, ma – ha aggiunto – crediamo “che questa battaglia si vinca soltanto rafforzando la cooperazione fra gli Stati e con l’Unione europea. Perché ad una minaccia globale si risponde con strumenti costruiti perlomeno nella dimensione continentale”.

Terrorismo a livello europeo egoismi e inerzie – E’ “deludente” che a Bruxelles, e lo considero un insuccesso del processo di integrazione dell’ Unione, non si siano compiuti passi significativi in direzione di una Procura europea efficace, indipendente, e con reali poteri di indagine”. Lo ha affermato il ministro Andrea Orlando alla Camera, nella relazione sull’amministrazione della Giustizia. “Purtroppo, hanno prevalso, almeno per ora, resistenze, diffidenze, inerzie e gelosie. Nessuna autonomia della Procura rispetto agli Stati membri; limitatissimi poteri di indagine su un ambito ristrettissimo di reati: questo, in sintesi, il guscio vuoto rimasto dopo un faticoso confronto”. Per questo, ha detto Orlando “a nome dell’Italia, ho detto no ad un organismo che avrebbe soltanto intralciato le attività delle autorità giudiziarie nazionali. C’è un punto oltre il quale la bassa intensità delle soluzioni è solo un’ipocrita copertura degli egoismi nazionali”.

Terrorismo non cambieremo nostro stile di vita – “Non possiamo e non vogliamo smettere di essere quella regione del mondo in cui più profondo, e più radicato, è il riconoscimento dei diritti dell’uomo” ed “è, anzi, nostro dovere arricchire questo sistema di diritti e di garanzie”. Così il ministro Andrea Orlando, parlando alla Camera per la reazione sull’amministrazione della Giustizia. “Dopo i fatti di Parigi, bisogna dirlo con la massima determinazione: non dobbiamo né vogliamo chiudere uno solo di quei caffè. Non dobbiamo né vogliamo – ha scandito Orlando – chiedere ad un ebreo di non indossare la kippah; non dobbiamo né vogliamo chiedere a una ragazza di cambiare abiti, o acconciature, o stile di vita”.(fonte:ansa.it)

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