I precari si fermano: caos Giustizia

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“I magistrati onorari si rifiutano di andare in aula, sono migliaia le udienze a rischio. La protesta contro il taglio delle indennità. E l’Ue valuta una procedura d’infrazione
Nel limbo. I magistrati onorari, hanno debuttato nel 1998 e dovevano durare tre anni: sono ancora al lavoro.

Ci sono mestieri che sembrano studiati apposta per dimostrare quel che Tito Boeri dice dei trentenni precari e delle pensioni smangiucchiate che un giorno riceveranno. Prendete i magistrati onorari. Sono nati nel 1998, figure d’emergenza per tappare i buchi, dovevano durare 3 anni e sono stati prorogati fino a oggi senza ferie, senza malattia, senza maternità. Lavoratori che, diciamo ipocritamente, si “onorano” di lavorare per lo Stato, e vengono pagati 73 euro al giorno, senza alcuna tutela. Quel buco oggi è diventato voragine: senza di loro – coprono l’80% delle udienze nei tribunali – gli uffici giudiziari collassano.

TRIBUNALI BLOCCATI
In questi anni pm onorari (Vpo) e giudici onorari (Got) hanno ricevuto promesse da tutti i governi. Sempre deluse. La prossima legge di stabilità, per esempio, ragiona su un taglio delle indennità per gli onorari di 14 milioni. Così s’è arrivati allo stop: hanno deciso di non “onorarsi” più. Non scenderanno in aula, se occupino i magistrati togati. A Torino dal primo al 23 dicembre, a Milano tutto il mese, a Salerno dal 7 al 31, a Palermo lavoreranno solo il sabato. Il caos.
Una prova di forza così rischia davvero di mettere in ginocchio la Giustizia. A Torino il procuratore capo Armando Spataro ha inviato un ordine di servizio in cui invita i magistrati a scendere nelle aule seguendo tutti i processi attribuiti ai vpo (omicidi colposi, truffe, diffamazioni, anche casi di violazione dei diritti del lavoratore, per dire il paradosso). Questo sottrarrà i togati a indagini più delicate. Ma non solo. Il carico è tale che la Procura non potrà inviare magistrati davanti ai giudici di pace (il 100% delle cause viene seguito dai vpo), quindi il procuratore ha chiesto che venissero rinviate tutte. Praticamente un mese di cause. E nel resto d’Italia?

IL LAVORO TRIPLICA
A Milano i togati si sono trovati con un carico triplo: da 136 a 266 udienze. A Roma si naviga a vista: si lavora se c’è un vpo, se non si rimanda. Almeno per ora, grazie a un concomitante sciopero dei penalisti che rallenta le cose e le rende gestibili. A Palermo, dove i vpo sono 50, si cercherà di sostituirli con i nuovi dieci togati freschi di nomina: «Dove è possibile, li sostituiremo – dice Leonardo Agueci, il procuratore aggiunto che coordina i magistrati onorari -. Per le udienze in cui non ce la faremo, non manderemo il pm e dunque l’udienza salterà». Per Agueci i magistrati onorari sono «insostituibili» e la loro protesta è «sacrosanta», anche se il ritiro della delega è un metodo che non condivide. Ma cosa resta ancora da fare?

NIENTE COMPROMESSI
Professionali, discreti, i magistrati onorari in questi anni hanno sempre cercato il compromesso per uscire dalla bolla in cui si sentono imprigionati senza mai trovare sponde. Pur essendo trattati come dipendenti veri, con turni e responsabilità (ma non parliamo di ferie, per carità) alcuni di questi giovani avvocati ormai da più di un decennio si “onorano” e per molti di loro questo è l’unico lavoro (i turni hanno orari impossibili da dividere con il mestiere di avvocato, che tra l’altro dovrebbero per legge esercitare lontano dal loro foro per evitare incompatibilità).

LE PERPLESSITÀ DELL’EUROPA
E così si arriva all’Europa. Il governo italiano non ascoltava? Gli onorari sono rivolti a Bruxelles. La commissione Ue ha riscontrato la questione dei magistrati onorari in Italia, sembra contrastare con diverse regole: dall’inquadramento ai contratti, sarebbero discriminati rispetto ai colleghi non precari per stipendio e tutele. La Commissione ne chiederà conto all’Italia. Se le risposte non la soddisferanno, aprirà una procedura d’infrazione. È successo con i precari della scuola, e il governo è stato costretto ad assumerli. I precari della Giustizia sperano nella stessa equità: ottenere il dovuto, con onore. “RAPHAËL ZANOTTI(fonte:lastampa.it)

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