“«NESSUNO MI DISSE CHE QUELLA ERA ALMA SHALABAYEVA E NEMMENO VENNE FATTA ALCUNA RICHIESTA DI ASILO POLITICO; È NEL VERBALE FIRMATO DA TUTTI. LE FRASI INTERCETTATE? NON LE RICORDO MA POTEVANO ESSERE RIFERITE ALLA DECISIONE DI NON ESSERE INTERVISTATA IN TV, NON CERTO ALL’UDIENZA DI CONVALIDA DEL TRATTENIMENTO. PRESSIONI? MAI SUBITE»: IL GIUDICE DI PACE S. L.- CHE INTERCETTATA AVEVA TRA L’ALTRO DETTO
«NON HO SPUTTANATO NESSUNO… HANNO PAGATO IL MIO SILENZIO» – SI DIFENDE DALLE ACCUSE CHE LE SONO STATE MOSSE DALLA PROCURA DI PERUGIA NELL’INDAGINE SULL’ESPULSIONE DELLA MOGLIE DEL DISSIDENTE KAZAKO MUKHTAR ABLYAZOV.
DAVANTI AI MAGISTRATI DEL CAPOLUOGO UMBRO IL MAGISTRATO SI È AVVALSA OGGI DELLA FACOLTÀ DI NON RISPONDERE, PERCHÉ VUOLE LEGGERE TUTTE LE CARTE«, COME SPIEGA IL SUO DIFENSORE, L’AVVOCATO LORENZO CONTRADA. «SI DICHIARA COMUNQUE COMPLETAMENTE ESTRANEA A OGNI ADDEBITO» AGGIUNGE IL LEGALE. L. È INDAGATA PER CONCORSO IN SEQUESTRO DI PERSONA (INSIEME A SETTE POLIZIOTTI CHE SI OCCUPARONO DEL CASO) E FALSO IDEOLOGICO PROPRIO IN RELAZIONE AL CONTENUTO DEL VERBALE DI QUELL’UDIENZA DI CONVALIDA DEL TRATTENIMENTO. MA IN QUELL’ATTO – SOSTIENE – È «CRISTALLIZZATA» LA VERITÀ. «MI SONO LIMITATA – SPIEGA ANCORA IL GIUDICE DI PACE ATTRAVERSO IL SUO LEGALE – A VERBALIZZARE QUANTO DETTO DALLE PARTI» . E QUELLA DONNA – SOSTIENE ANCORA – COMPARVE IN UDIENZA CON IL NOME DI ALMA AYAN; NON VENNE MAI DETTO CHE SI TRATTAVA DELLA SHALABAYEVA E NESSUNA PAROLA FU FATTA SULLA RICHIESTA DI ASILO POLITICO. LA L. – È LA SUA VERSIONE – «NON POTEVA QUINDI NON CONVALIDARE» IL TRATTENIMENTO FINALIZZATO ALL’IDENTIFICAZIONE DI FRONTE ANCHE A UN PASSAPORTO DELLA REPUBBLICA CENTROAFRICANA SEQUESTRATO PERCHÈ RITENUTO FALSO E A UN DOCUMENTO PRODOTTO DAL CONSOLATO SEMPRE CON IL NOME AYAN, PER DI PIÙ «SENZA FOTO E CON ERRORI DI ORTOGRAFIA» . IN QUELL’UDIENZA – ANCORA LA VERSIONE DEL GIUDICE DI PACE – NON CI FURONO RIFERIMENTI AL FATTO CHE FOSSE LA MOGLIE DEL DISSIDENTE KAZAKO». «HO AGITO – PROSEGUE – IN BASE A QUELLE CHE ERANO LE CARTE, A QUELLA CHE ERA LA SITUAZIONE DEL MOMENTO. NULLA DI PIÙ» L. SI SENTE FINITA IN UNA VICENDA PIÙ GRANDE DI LEI. «SI PROPRIO COSÌ – RIBADISCE -, MI SEMBRA TUTTO COSÌ ASSURDO». HA COSÌ DECISO DI ROMPERE QUELLO CHE IL SUO DIFENSORE DEFINISCE UN «ASSEDIO MEDIATICO» PER SPIEGARE ANCHE IL SENSO DELLE FRASI INTERCETTATE DAI CARABINIERI DEL ROS, COORDINATI DAI PM DI PERUGIA: «I PANNI SPORCHI SI LAVANO IN FAMIGLIA» O ANCORA «MI AVREBBERO SCHIACCIATO HO FATTO PIPPA… NON HO SPUTTANATO NESSUNO… HANNO PAGATO IL MIO SILENZIO». IL GIUDICE DI PACE SPIEGA DI «NON RICORDARE» QUELLE FRASI MA IPOTIZZA POTESSERO RIFERIRSI ALLA DECISIONE DI NON ACCETTARE L’INVITO PER UN’INTERVISTA CON LA TRASMISSIONE REPORT. «NON ERANO CERTAMENTE RIFERITE ALL’UDIENZA DI CONVALIDA DEL TRATTENIMENTO – SOTTOLINEA L’AVVOCATO CONTRADA – MA PROBABILMENTE AI MESI SUCCESSIVI». «LA MIA ASSISTITA – RIFERISCE ANCORA IL LEGALE – IPOTIZZA CHE SI TRATTI DI UNA O PIÙ INTERCETTAZIONI RELATIVE A COLLOQUI CON QUALCUNO CON CUI PARLAVA DELLA DECISIONE DI NON ANDARE IN TV. IL SENSO È CHE NON AVERLO FATTO, NON PARLARE PUBBLICAMENTE DI QUELLA VICENDA GIÀ FINITA SUI GIORNALI, AVREBBE RIPAGATO IN TERMINI DI CORRETTEZZA. MA ESPRIMONO ANCHE IL TIMORE – CONCLUDE L’AVVOCATO CONTRADA – DI ESSERE STRITOLATA DA QUELLA VICENDA».”(FONTE: ILMESSAGGERO.IT)
