Legge di stabilità 2016: il Governo pone la questione di fiducia

senato9 Pubblichiamo prima un riassunto della giornata e subito dopo uno stralcio del dibattito avente ad oggetto la magistratura onoraria di pace.
“Legge di stabilità 2016: il Governo pone la questione di fiducia. Il Senato prosegue la discussione dei disegni di legge n. 2111 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)” e n. 2112 “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018″. Nella seduta di giovedì 19 sono stati approvati, senza modifiche, i 17 articoli del ddl di bilancio e delle annesse tabelle. Giovedì sera il Governo ha posto la questione di fiducia su un maxiemendamento interamente sostitutivo del testo del ddl di stabilità. Venerdì mattina la seduta avrà inizio alle ore 9. La chiama per il voto di fiducia è prevista intorno alle ore 12. Dopo la presentazione e l’esame della Nota di variazioni, sarà votato il ddl di bilancio nel complesso.”

Pubblichiamo stralci del Dibattito in Senato:

Signora Presidente, il Movimento 5 Stelle denuncia il fatto che, purtroppo, neanche la giustizia è rimasta esclusa nel bersaglio governativo in questa legge di stabilità.

Nel mio brevissimo intervento citerò tre punti che noi riteniamo di estrema gravità e che si muovono in una direzione – parlo dei punti interessati, per effetto della stabilità, da tagli relativi a diverse voci di bilancio inerenti l’azione della giustizia – che noi riteniamo assolutamente irragionevole

Innanzitutto mi riferisco al taglio per cifre superiori ai 6 milioni di euro per il 2016 e 7 milioni di euro per il 2017 a compensi e indennità per i giudici di pace e i magistrati onorari che, come anche i non addetti ai lavori sanno, reggono ormai più della metà dell’intero contenzioso nazionale civile e penale. Se questi tagli nella relazione tecnica, con riferimento ai giudici onorari di tribunale (GOT) e vice procuratori onorari (VPO), sono giustificati con un avvenuto decremento del numero di giudizi assegnati ai magistrati onorari – circostanza tutta da verificare – per i giudici di pace questo non è, tanto più alla luce del fatto che la riforma, in discussione in questi giorni alla Commissione giustizia del Senato, prevede ampliamenti di competenze dei giudici di pace. Non vediamo come questi tagli alle indennità e ai compensi di questi organismi della giustizia italiana possano trovare una giustificazione razionale.

Assolutamente assurdo è il taglio – seppur di soli 4 milioni – che incide in una percentuale vicina al 10 per cento delle risorse assegnate al fondo ministeriale per il recupero dell’efficienza del sistema giudiziario e per il completamento del processo civile e telematico. Proprio mentre il Presidente del Consiglio annuncia ed esalta i risparmi ottenuti dall’utilizzo della digitalizzazione informatica nel mondo della giustizia e dei tribunali, noi assistiamo a un taglio di cui non comprendiamo la giustificazione.

Infine, con riferimento alla cosiddetta legge Pinto, cioè alla procedura volta alle indennità che i cittadini richiedono davanti alle corti d’appello per le ragionevoli durate dei processi, anche qui abbiamo notato un intervento governativo che, al di là degli intenti acceleratori per le richieste risarcitorie, dispone un dimezzamento dell’entità del risarcimento da corrispondere ai cittadini per ogni anno successivo a quelli previsti come ragionevole durata dei processi. Anche questo comporterà una penalizzazione per i cittadini che adiranno la giustizia per avere un sacrosanto risarcimento per l’inefficienza della macchina della giustizia italiana che il Governo, con questi provvedimenti, sembra voler incoraggiare paradossalmente.

In Commissione bilancio abbiamo presentato emendamenti che sono stati respinti. Anche qualche altra forza politica l’ha fatto su alcuni di questi punti. Noi confidiamo che, in sede di maxiemendamento, su cui il Governo – abbiamo intuito – apporrà la fiducia, si voglia porre rimedio a queste voci e a questi tagli che vanno in una direzione assolutamente contraria a quella che lo stesso Presidente del Consiglio annuncia nei suoi comunicati stampa.

Il Movimento 5 Stelle c’è. Il nostro voto e la nostra determinazione a salvare il salvabile in questa legge che non ci piace fatto – per usare un termine molto moderato – ci sono e siamo fermi nelle nostre posizioni confidando che il Governo voglia muoversi in un’ottica più ragionevole, almeno nel campo della giustizia. (Applausi dal Gruppo M5S).
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il senatore Caliendo. Ne ha facoltà.

CALIENDO (FI-PdL XVII). Signor Presidente, signor vice Ministro, io prendo con disagio la parola perché noi stiamo assistendo ad atti di arroganza da parte della maggioranza. Abbiamo avuto una richiesta di unità da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri in ragione della lotta al terrorismo e abbiamo risposto positivamente, e però a tale richiesta sarebbe dovuto seguire un dibattito sulla legge di stabilità per individuare quali risorse destinare al quel fronte. Mi provoca vergogna vedere le somme che sono destinate al comparto sicurezza per il rinnovo dei contratti e altrettanta vergogna provo nel pensare quale sia la cifra che viene riservata al rinnovo dei contratti per i dipendenti pubblici dopo cinque anni di blocco del contratto.

Ma il disagio deriva ancora, signor Presidente, per due cose che si sono verificate, abbastanza anormali e credo che l’assenza del Partito Democratico al dibattito odierno sia anche frutto di questo disagio. Il vice ministro Morando, infatti, sa benissimo, meglio di me, cosa accade quando in una Commissione si raggiunge l’unanimità. La Commissione giustizia nel suo rapporto aveva posto due condizioni, la prima delle quali riguardava l’articolo 33 con cui si chiedeva di espungere la parte di non applicazione. Si dice, infatti, che il Ministero della giustizia, attraverso l’organizzazione e la riduzione dei compensi dei giudici onorari, vice procuratori onorari, giudici onorari di tribunali e giudici di pace, realizzerà un risparmio, nel 2016, di 6,4 milioni e di 7,3 milioni nel 2017. Signor vice Ministro, lei sa meglio di me che i compensi sono determinati per legge e quindi, non essendo possibile una riduzione da parte del Ministero della giustizia, sarà possibile una sola cosa: un intervento della politica sulla giurisdizione; sarà possibile soltanto che il Ministro rivolga un invito ai capi degli uffici perché invitino i giudici onorari a non fare sentenze e a non partecipare alle udienze per garantire il risparmio.

Signor Presidente, questa non era solo una richiesta di condizione approvata all’unanimità: tutti i Gruppi hanno presentato emendamenti soppressivi in merito. La risposta: non lo so. Gli emendamenti sono respinti. Qual è la ragione?

Anche per la seconda questione la Commissione si era espressa all’unanimità, quindi vi è qualcosa che non funziona se anche i Gruppi di maggioranza si rendono conto della lesione dei diritti dei cittadini in ragione della legge Pinto. Ricordate che lo Stato italiano, con la cosiddetta legge Pinto, si è assunto la responsabilità di risarcire i cittadini che subiscono una violazione del principio della ragionevole durata del processo. Allora andate a leggere. Si scrive che io, prima di iniziare una causa civile, devo pormi il problema se i giudici faranno in tempo secondo le regole della Corte di Strasburgo, tradotte poi nella legge Pinto e applicate dalla nostra giurisprudenza e quindi devo scegliere, secondo quella che è una facoltà, il processo sommario di cognizione. Ma vi rendete conto? Voi incidete sui diritti non attraverso l’introduzione di eventuale collaborazione da parte del cittadino, ma riducendo il suo diritto ad avere un processo ordinario di cognizione, perché altrimenti non ci sarebbe normalmente nel codice la possibilità della scelta. Di fronte a questo qual è la ragione per cui sono stati respinti gli emendamenti che avevamo solo formulato per richiamare l’attenzione su un argomento che aveva visto l’unanimità della Commissione?

Il vice ministro Morando lo saprà meglio di me, lo sa meglio di me.

Da una piccola verifica che ho fatto risulta che non è mai avvenuto, secondo la prassi, che non venisse accolta una condizione posta all’unanimità da una delle Commissioni. In questo caso era una condizione che tutelava non degli interessi particolari (che invece sono protetti da questa legge di stabilità!), ma gli interessi generali dei cittadini. Non abbiamo presentato, né come Commissione, né come singolo Gruppo, emendamenti che prevedessero tutele particolari di piccole camarille o di piccole corporazioni; avevamo invece difeso il diritto dei cittadini ad essere risarciti di fronte alla violazione costituzionale. Avevamo difeso il diritto di quelli che fanno andare avanti il sistema giudiziario in questo Paese, cioè i giudici onorari, che vengono pagati, come sapete tutti, con compensi irrisori. E, di fronte a questo, parliamo di riduzione?

Da ultimo avevo presentato, insieme al collega senatore Ceroni, un emendamento che evitava al Governo un ulteriore decreto-legge. Avevamo proposto che fossero prorogati i giudici ordinari in servizio per due anni, come è stato fatto ogni anno tramite un decreto-legge. Avrei capito una riformulazione da parte delle relatrici che limitasse tale proroga ad un solo anno, in considerazione della legge delega voluta dal Ministro della giustizia per la riforma della magistratura onoraria, che prevede un termine di due anni per l’emanazione dei decreti legislativi. Noi abbiamo ridotto questo termine ad un anno in Commissione. È ridicola la riformulazione delle relatrici (che probabilmente non sanno nulla di quello che avviene nel Ministero della giustizia), tramite le quali è stato introdotto il termine del 31 maggio. Che senso ha? Me lo spieghi, signor Vice Ministro. (Applausi dal Gruppo FI-PdL XVII).

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