L’affondo di Caselli a Genova: «La corruzione in Italia come vent’anni fa»

Corruzione
Caselli: «Corruzione in Italia come vent’anni fa, nuove leggi imperfette»

In Europa la corruzione muove 120 miliardi di euro. Un fenomeno globale che ha costi altissimi per l’economia e per cui gli strumenti normativi non sempre si dimostrano efficaci
Genova – Non nasconde i passi avanti, perlomeno la dedizione di chi le tangenti prova a combatterle. Però: «Nel nostro paese la corruzione ha un’ampiezza, una diffusione, una sistematicità pari a quella di vent’anni fa». Giancarlo Caselli, che ha fatto per una vita il pubblico ministero e oggi presiede il comitato scientifico della fondazione “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura”, parla a Genova durante il convegno “Il costo della corruzione per l’economia globale – strumenti di misurazione e strategie di contrasto” organizzato dalla Camera di commercio al palazzo della Borsa.
Il video sulla corruzione da il secoloxix.it

Parte citando Bergoglio, Caselli. «E se anche il Papa è arrivato a definire la corruzione un flagello secondo soltanto alla tratta degli essere umani be’, dovrebbe farci riflettere. La corruzione è una rapina che sottrae risorse, senza la quale ci sarebbero più impianti sportivi per i bambini e strutture per gli anziani».

Poi il ragionamento, più specifico, su vecchie e nuove leggi: «Occorre maggiore trasparenza nella pubblica amministrazione, serve più attenzione per i reati che delle mazzette sono anticamera, come il falso in bilancio e l’evasione fiscale. È un fatto positivo, certo, la codificazione dell’autoriciclaggio. Ma presenta una smagliatura grave, poiché non si applica se il reimpiego del bene frutto d’un reato è per se stessi. Bisognerebbe chiedersi se queste feritoie restano aperte per colpa o per dolo, ogni caso va esaminato da solo…».

Corruzione, un costo altissimo per l’economia globale

Non si allontana troppo dal concetto – sostenuto più avanti da Ugo Draetta, docente e componente della Camera arbitrale dell’Autorità nazionale anticorruzione – per cui un’applicazione delle leggi già esistenti darebbe buoni frutti. Ma si dovrebbero comunque «incentivare i collaboratori di giustizia e la confisca dei beni per i reati corruttivi».

Aggiungere regole, limare quelle esistenti o applicare i testi attuali senza ulteriori produzioni, sovente dettate da smanie mediatiche? Qui è Renato Balduzzi, oggi membro laico del Consiglio superiore della magistratura, ministro della Salute quando il premier era Mario Monti, a pronunciare parole nette: «Da una parte ci troviamo spesso a fare i conti con mostri normativi, leggi che contraddicono altre leggi. E allora dico che sì, a mio parere un testo unico sulla corruzione avrebbe senso, ma senza deroghe. In Italia invece la legislazione derogatoria, quella che permette di dribblare sempre e comunque le apparenti soluzioni a problemi patologici, non cessa mai».”matteo indice(fonte:ilsecoloxix.it)

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