Giudice di Pace di Latina al collasso: solo 5 giudici e una montagna di cause

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“Prima è esploso il caso dei tribunalini di Gaeta e Terracina, che con la loro chiusura hanno visto paralizzare una valanga di procedimenti civili e penali. Poi è stata la volta del Tribunale di Latina, sempre più in affanno. E ora quella dell’Ufficio del Giudice di Pace del capoluogo pontino, che ha inglobato gli uffici minori soppressi ed è andato in tilt. E il comune denominatore di tanti mali per la giustizia pontina è sempre lo stesso: gli effetti della cosiddetta riforma Severino, che doveva servire a far risparmiare denaro e a far funzionare meglio il sistema mentre in terra pontina ha finito per incepparlo più di quello che già era inceppato.

A lanciare l’allarme, davanti a continui rinvii di udienze e sentenze attese anche da qualche anno, è ora il presidente dell’Ordine degli avvocati di Latina, con una dura nota inviata al presidente del Tribunale, Catello Pandolfi, chiedendo una rapida soluzione a quella che definisce una “situazione drammatica”.

Cinque soltanto i giudici di pace in attività sugli undici previsti dalla piana organica e gravi le carenze anche per quanto riguarda il personale amministrativo. “Il riordino della geografia giudiziaria – ha sostenuto nella lettera inviata al presidente del Tribunale di Latina – non ha portato i benefici auspicati o forse solo sperati dal legislatore, provocando invece esiziali conseguenze nel concreto e reale funzionamento degli uffici, in particolare dell’Ufficio del Giudice di Pace di Latina. Basti pensare – ha proseguito – che vi sono ricorsi per ingiunzione depositati nel mese di settembre 2014 e, ad oggi, non ancora trattati, ovvero sentenze la cui pubblicazione è attesa non da mesi ma, addirittura, da qualche anno”. Il presidente degli avvocati parla così di una “inaccettabile dilatazione dei tempi di trattazione delle cause aggravata, ancor più, da un anomalo e biasimevole ricorso, quasi sistematico, da parte di qualche giudice, ai rinvii d’ufficio delle udienze”. “La situazione – ha concluso – è al limite del collasso e questo Consiglio ha, non solo la necessità, ma il dovere di denunciarla e di adoperarsi per scongiurare una irreversibile paralisi delle attività, non essendo per il ceto forense ulteriormente sopportabile tale stato di fatto”. di Clemente Pistilli (fonte:ilcaffe.tv)

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