Immigrazione, interviene l’avvocato della corte Ue: “Norma sulla reclusione incompatibile”

emigranti italiani
“La direttiva europea sul rimpatrio di cittadini di Paesi terzi in soggiorno irregolare, non tollera la normativa dell’Italia, che prevede la reclusione del cittadino in quanto rientrato in Italia dopo essere stato rimpatriato nel suo paese d’origine”. Lo suggerisce l’Avvocato generale polacco Maciej Szpunar nelle sue conclusioni (non vincolanti) alla Corte di giustizia dell’Ue, chiamata a pronunciarsi sulla compatibilità con le disposizioni della legge comunitaria, dal Tribunale di Firenze.

La causa riguarda un cittadino albanese, Skerdjan Celaj, condannato nel 2012 per tentata rapina. Il prefetto di Firenze ha emesso un decreto di espulsione e il Questore di Firenze un ordine di allontanamento (con divieto di reingresso in Italia per tre anni) ed accompagnamento immediato alla frontiera (sussisteva il rischio di fuga, in quanto mancavano documenti che dimostrassero la disponibilità di un alloggio). Data l’indisponibilità di un aereo e l’impossibilità di trattenere l’uomo presso un centro di permanenza, non è stato effettuato l’accompagnamento coatto alla frontiera, ma il Questore ha ordinato a Celaj di lasciare l’Italia. L’uomo è invece rimasto, allontanandosi volontariamente solo più tardi nel 2012. Nel 2014 è rientrato in Italia ed è stato arrestato per violazione del decreto legislativo n. 286/1998. Il pubblico ministero ha chiesto la condanna di Celaj a otto mesi di reclusione. Il Tribunale di Firenze si è rivolto alla Corte di giustizia dell’Ue a pronunciarsi sulla compatibilità con le disposizioni della direttiva 2008/115 sul rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi in soggiorno irregolare in uno Paese Ue. La Commissione europea ed i governi della Repubblica Ceca, della Germania, della Grecia, dell’Italia, della Norvegia e della Svizzera hanno presentato osservazioni scritte.

(Fonte:gonews.it)

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