Sistema dell’accoglienza sotto inchiesta tra Firenze, Roma e Catania.

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” Dalla legge di Stabilità spuntano altri tre milioni per il Cara di Mineo.
Inchieste già aperte. Sviluppi clamorosi di cui si vocifera negli ambienti giudiziari, da Firenze a Roma passando per Catania e Agrigento. Fatti che, messi in fila, portano ad evidenti ipotesi di reato. Il sistema dell’accoglienza può assumere contorni criminogeni? Il dubbio comincia a togliere il sonno ai tanti, la maggior parte, che di certo sono in buona fede. Il punto è che in questo momento una delle poche fonti sicure di reddito è proprio quella che origina del meccanismo dell’assistenza agli immigrati. Un giro d’affari di circa 63 milioni al mese, volendo restare cauti.

Cifra che si ottiene sommando i 30 euro assegnati giornalmente per ciascuno dei circa 70 mila immigrati assistiti tra Cara, Sprar e altri centri minori, comprese abitazioni private, piccoli hotel e pensioni. Trenta euro infatti è la cifra media stanziata giornalmente per vitto e alloggio e generi di prima necessità per ciascun immigrato.

Domenica, nel pieno della tragedia del naufragio, il premier Renzi ha tenuto fermo soprattutto un punto: “Nessuna procedura d’emergenza, avanti con il sistema ordinario”. Non è un caso. I fascicoli delle procure parlano chiaro. Il giro d’affari dell’accoglienza produce corruzione, favoritismi, posti di lavoro, consenso politico.

Era il primo di dicembre quando le intercettazioni di B., a capo della Cooperativa 29 ottobre, fecero sobbalzare l’opinione pubblica. “Ma lo sai te quanti soldi ci faccio con gli immigrati?”, chiedeva B. al socio C.. “Molti di più che con il traffico di droga”. Le carte dell’inchiesta Mafia Capitale sono state il primo segnale di un sistema probabilmente già marcio. Alcune di quelle carte sono state trasmesse a Catania. Nel frattempo la procura di Firenze, che a dicembre scorso attendeva le decisioni del gip sull’inchiesta che ha travolto il vertice del ministro delle Infrastrutture, ha a sua volta trasmesso carte a Roma. Perché poi alcuni nomi, soprattutto di cooperative, tornano sempre.

Il Cara di Mineo, ad esempio, il più grande di tutta Europa, oltre 3.500 posti. A fine febbraio diventa ufficiale l’inchiesta della procura di Catania (ma i riflettori li aveva già accesi Roma) che ha messo sotto inchiesta la gara d’appalto del valore di 100 milioni con cui la Commissione centrale dedicata all’accoglienza e nei fatti guidata da Luca Odevaine (uomo punta dell’inchiesta Mafia Capitale) ha affidato la gestione del Cara. Il commissario anticorruzione Raffaele Cantone l’ha definita “una gara d’appalto “lesiva della concorrenza”, “senza alcuna trasparenza”, “cucita addosso ai vecchi gestori” capaci di aggiudicarsi nuovamente quel bando a nove cifre nel giugno 2014.

Il cosiddetto “faldone Mineo” spicca da tempo sulla scrivania del procuratore di Catania Giovanni Salvi e le carte arrivate a dicembre scorso dai colleghi di Roma che indagano su “mafia capitale” sono state solo l’ennesimo ma non ultimo tassello di un’indagine che fa tremare i polsi a molti politici. E a gruppi di cooperative legate a determinate aree politiche. Nonostante questo, stupisce scoprire come tra le pieghe della legge di Stabilità a fine novembre 2014 il governo abbia concesso, su richiesta di Ncd, altri tre milioni di euro per il Centro di Mineo.

La Sicilia è regione leader nel sistema dell’accoglienza, 14.450 persone, pari al 22% del totale. Un discreto giro d’affari, dunque, soprattutto sicuro visto che gli arrivi aumentano a vista d’occhio. Le procure siciliane vigilano. Dopo Catania, si sono mossi anche i pm di Caltagirone dove c’è uno SPRAR (centri più piccoli, in questo caso di circa 25 posti). Il Centro è gestito dalla cooperativa Sol Calatino, consorzio bipartisan che, oltre a Caltagirone, gestisce Mineo con il consorzio Sisifo, iscritto a Legacoop e coinvolto nello scandalo delle docce antiscabbia del Cie di Lampedusa, ma anche con Cascina Global Service (nome che torna spesso nelle carte del Ros a Firenze) vicina a Comunione e Liberazione. Indiscrezioni mai confermate dicono che il sottosegretario all’Agricoltura sia indagato in queste inchieste. E che il sistema dell’accoglienza sia un bacino di voti importanti per l’Ncd di Alfano.

Dalle scrivanie dei pm di Caltagirone emergono anche altri scandali legati al business immigrati. S’indaga su un giro di assunzioni pilotate che sta coinvolgendo ben nove comuni del catanese, una torta che vale circa 97 milioni di euro. Tra gli assunti nel Cara di Mineo e negli Sprar della provincia ci sarebbero parenti di amministratori, consiglieri comunali o candidati non eletti o rimasti disoccupati. E s’indaga anche sul fatto che parte dei soldi destinati all’accoglienza sarebbero invece finiti a sagre locali, spettacoli, mercatini, sagre e illuminazioni.

Ma il lato più oscuro dei centri è emerso proprio in questi giorni. È quello che va oltre la corruzione e racconta di vere e proprie strutture criminali che ingrassano protette nei Centri pur trafficando in essere umani. La procura di Palermo ha arrestato 14 persone per traffico di esseri umani. Molti di loro frequentavano con regolarità il Cara di Mineo. Anzi, il centro era diventato l’ufficio di smistamento da dove coordinare arrivi e partenze per le destinazioni più varie. Almeno sei i terminali dell’organizzazione di trafficanti all’interno del Centro di Mineo e di Siculiana.

Le intercettazioni raccontano come i profughi arrivano nei Centri – talvolta sono agganciati appena sbarcati –, sono subito contattati dalla banda che opera in Italia, tra Catania, Agrigento, Milano e Roma (il capo sarebbe un eritreo in contatto con i trafficanti africani e libici) e poi fatti partire per le destinazioni desiderate, nord Italia o nord europa. Il tutto in cambio di soldi, una cifra che varia dai 250 ai 1.000 euro a persona. Una vera e propria associazione a delinquere transnazionale attiva tra il Centro Africa (Eritrea, Etiopia, Sudan), i paesi del Magrheb (soprattutto la Libia), l’Italia (Lampedusa, Agrigento, Palermo, Catania, Roma, Milano) ed il Nord Europa (Scandinavia, Regno Unito, Olanda e Germania).

Sul business dell’emergenza indaga anche l’antimafia. E da un mese è attiva la Commissione parlamentare d’inchiesta sui Cie e sui Cara. Istituita il 17 novembre, si è riunita per la prima volta il 26 marzo. Il problema è che non sa da che parte cominciare. ” di Claudia Fusani(fonte:HuffingtonPost.it)

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