Falsi incidenti a Grosseto, rinvio a giudizio per una 29enne di Siracusa

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“Associazione a delinquere per 22 indagati – corruzione, truffa, riuscita o tentata, passando per i falsi connessi con i presunti raggiri e finalizzati proprio alla commissione dei reati – uno dei quali la siracusana xxx di 29 anni.
L’operazione “Pandora” della polizia stradale di Grosseto arriverà in tribunale il 12 giugno. Per quella data è stata infatti fissata l’udienza preliminare di fronte al giudice che dovrà quindi decidere sul rinvio a giudizio per i 56 imputati del filone Studio Verde, quello che vedeva al centro l’agenzia infortunistica dove sarebbero stati indirizzati chi era coinvolto in un incidente stradale e dove venivano fatte ricostruzioni false proprio di questi incidenti. In questo filone sono indagati avvocati, medici, infermieri, un poliziotto, un carabiniere, due carrozzieri, un perito infortunistico e semplici cittadini sospettati di aver fatto carte false per incidenti in cui non sarebbero mai rimasti vittima o, addirittura, che non sarebbero mai avvenuti.lla truffa alle assicurazioni del periodo 2008-2010.

Secondo i procuratori Marco Nassi e Stefano Pizza che hanno coordinato le indagini della polizia stradale , i 22 indagati per associazione a delinquere avrebbero lavorato per la ricostruzione di incidenti che in alcuni casi non sarebbero nemmeno mai avvenuti, procurando false testimonianze e false certificazioni mediche e intascando percentuali su quanto veniva poi risarcito dalle assicurazioni che sono parte lesa di questo procedimento. Ognuno di loro, in questa attività, avrebbe svolto il proprio ruolo: c’era l’avvocato che si prestava seguire le pratiche risarcitorie per lo Studio Verde e chi contattava invece i medici, gli infermieri e le forze dell’ordine: sarebbe spettato a loro quindi, indirizzare le persone che erano state coinvolte negli scontri allo studio finito al centro dell’inchiesta.

Poi, una volta presentati allo Studio Verde, se chi era rimasto coinvolto in un incidente aveva bisogno di testimoni, gli indagati sarebbero stati in grado anche di fornirli. Falsi, ovviamente, così come i medici che rilasciavano certificati che accertavano malattie e ferite conseguenti a scontri in alcuni casi mai avvenuti. Per finire poi in carrozzeria, dove sarebbero state tolte dalle auto le parti non incidentate e sostituite con altre che invece avevano subito danni compatibili con il tipo di incidenti avvenuti.

In tribunale, il gup dovrà decidere anche le sorti delle persone che si sono presentate all’ospedale denunciando di aver avuto incidenti che in realtà non sarebbero mai avvenuti. Arrivati al pronto soccorso infatti, avrebbero dichiarato dolori compatibili con sinistri stradali: colpo di frusta, cervicalgia per lo più. Per i quali poi le compagnie di assicurazione pagavano il risarcimento che non sarebbe essere loro dovuto.”

(Fonte: Il Tirreno)

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