Il 1 aprile 2015 chiudono gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

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“Apriranno nuove strutture, gestite dalle Regioni, che dovranno preoccuparsi di terapia, riabilitazione, reinserimento.
Gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, dichiarati illegittimi già dal 2003 (*), chiuderanno il primo aprile 2015. Al loro posto saranno istituite strutture residenziali alternative non più gestite dall’autorità giudiziaria, poiché la legge prevede un passaggio di competenza alla sanità pubblica (*).

In sostanza saranno le Regioni a occuparsi della gestione e del mantenimento di queste strutture e le Aziende Sanitarie locali dovranno avviare progetti di riabilitazione e reinserimento sociale per le persone che saranno dimesse (*).

L’imminente chiusura è accolta con favore da diversi enti e associazioni uniti nel movimento StopOPG (*), perché le condizioni degli attuali OPG sono «un oltraggio alla coscienza civile del nostro Paese, per le condizioni aberranti di vita» (*).
Inoltre molti degli attuali internati hanno scontato la pena e sono stati giudicati non socialmente pericolosi, quindi “dimissibili”, tuttavia restano all’interno di queste strutture proroga dopo proroga (*).

Per scongiurare il rischio che le nuove strutture regionali ricalchino il modello dei vecchi OPG, e che quindi Psicologi, Psichiatri e altri operatori si debbano occupare più di contenzione che di cura (*), StopOPG ha promosso un’iniziativa che ha visto protagonista Marco Cavallo (questo il nome del cavallo di cartapesta alto 4 metri, simbolo della rivoluzione basagliana e della chiusura dei manicomi (*).

Il grande cavallo di cartapesta, fra il 12 e il 25 novembre scorso, ha percorso 3.400 chilometri toccando diverse città italiane (*), per «dire no ai miniOPG/manicomi regionali» e chiedere che vengano aperti servizi di salute mentale 24 ore su 24 integrati con i servizi territoriali, che promuovano formazione lavorativa e inclusione sociale.

Il SAPPE richiama inoltre l’attenzione sul fatto che i disturbi psichici vadano affrontati anche all’interno delle carceri “normali”, poiché il 40% dei detenuti soffre di ansia, depressione, disturbi psicotici e disturbo bipolare, si contano casi di personalità borderline e antisociale. E qui si potrebbe aprire un nuovo/vecchio capitolo, dal momento che, nelle sovraffollate strutture carcerarie tradizionali, la presenza dell’assistenza psicologica è carente, come segnalato dall’Ordine degli Psicologi già dal 2007 (*).

Il Presidente della SIP Claudio Mencacci – al Congresso dei Giovani Psichiatri (*) riferiva preoccupazione per la chiusura degli OPG, poiché molti degli internati potrebbero confluire in carceri già sovraffollate: «se la situazione non sarà cambiata potrebbe davvero diventare esplosiva».

«Il superamento degli Opg e il pieno passaggio dell’assistenza psichiatrica nelle carceri al sistema sanitario nazionale devono procedere parallelamente – precisa Mencacci – nell’ambito della più ampia riorganizzazione della Sanità penitenziaria e delle nuove competenze dei Dipartimenti di Salute mentale» (*).

Dal momento che la legge affida alle aziende sanitarie locali il compito di avviare piani terapeutici individuali per la cura del disturbo psichico, la riabilitazione e il reinserimento sociale (*), è plausibile ipotizzare uno sviluppo dei servizi territoriali.
Questo naturalmente dipenderà da come la legge sarà applicata in ogni Regione e da come e quante risorse saranno allocate.”(fonte:humantrainer.com)
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Chiudono ufficialmente i sei Ospedali psichiatrici giudiziari ancora attivi in Italia.
Nessuna proroga ha fatto slittare l’arrivo dell'”ora X” per la chiusura degli ultimi ospedali psichiatrici giudiziari e oggi, martedi’ 31 marzo, dopo tre slittamenti in due anni, si compirà un altro passo fondamentale della riforma che ha portato alla chiusura dei manicomi, con la minaccia dei commissariamenti per le regioni che non organizzeranno l’assistenza alternativa.

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