Responsabilità civile dei magistrati diventa legge: Orlando esulta, Mattarella preferisce il silenzio

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“Una legge intimidatoria, un quarto grado di giudizio. Ma ve lo immaginate voi un magistrato antimafia che deve emettere un provvedimento di sequestro in fase cautelare nei confronti di un sospetto mafioso che è anche un colletto bianco, e sa che può rischiare la causa per responsabilità civile? Ecco, non si può immaginare”. Restano solo le parole del deputato Cinque stelle Alfonso Bonafede a criticare il disegno di legge che tra oggi e domattina diventa legge dello stato ed obbligherà la magistratura a molta cautela nell’esercizio della professione. Per dirla in altre parole, a non rischiare più di tanto se deve avviare un’indagine, iscrivere qualcuno al registro degli indagati, sequestrare, arrestare e rinviare a giudizio. Tutti gli altri, intorno, tacciono. O meglio, esultano. Per il ministro Guardasigilli “è un momento storico e la giustizia sarà meno ingiusta”. Per il viceministro Enrico Costa (Ncd) “si tratta della migliore evoluzione possibile rispetto alla legge Vassalli (che già regola la responsabilità civile, ndr) e all’autonomia e all’indipendenza della magistratura”.

Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che è il numero uno delle toghe e in questa veste in mattinata ha inaugurato a Scandicci l’anno della Scuola superiore della magistratura, è stato più che attento a non sfiorare l’argomento. “Il Paese ha bisogno di legalità” ha detto il Capo dello Stato, “la giustizia sia tempestiva” e i magistrati siano “terzi, autonomi e imparziali”. Eppure la magistratura associata, che in questi mesi ha responsabilmente e con difficoltà detto no allo sciopero, gli aveva chiesto un incontro, ha evocato un suo intervento, almeno un interessamento in cerca di un’interlocuzione alta e neutra sulla responsabilità civile. Speranze deluse. A meno che non si voglia interpretare come riferimento al tormento delle toghe l’appello di Mattarella a che i magistrati “non siano né protagonisti né burocrati nel processo”. Mattarella è uomo che parla poco. Ma se vuol dire, conosce la parole per farlo. Quindi, non l’ha voluto fare. Governo e Parlamento facciano quello che devono. Compreso approvare una legge che permette ad ogni cittadino che si ritenga vittima della giustizia di fare causa civile al magistrato e chiedergli i danni.

Sono sette gli articoli del disegno di legge che vanno a modificare gli articoli 2,4,7,9 e 23 delle legge Vassalli del 1988. La responsabilità civile in Italia infatti già esiste ma finora – e questo è il problema – ha prodotto cinque, forse sei condanne. Perché “il filtro di ammissibilità” della richiesta risarcitoria è sempre stato un muro quasi invalicabile. Così oggi “il filtro” viene eliminato e ciascuno potrà rivolgersi a un giudice per chiedere i danni “patrimoniali e non” provocati da un magistrato che “esercita con dolo o colpa grave la propria funzione” e per “manifesta violazione delle legge” . E fin qui nulla da eccepire. Il problema è che la legge prevede nuovi casi di “colpa grave” come “il travisamento del fatto o delle prove” che anche un bambino capisce essere temi intrecciati con l’esercizio delle funzione giurisdizionale specifica del giudice e del pm soprattutto se contestati nella fase cautelare quando l’inchiesta è in corso e deve ancora essere definita. “Ogni cittadino condannato nel civile e nel penale sosterrà di essere vittima del travisamento delle prove. Ognuno di loro farà causa. Ci rendiamo conto di cosa stiamo approvando?” insiste l’avvocato-grillino Bonafede. Se e quando un magistrato sarà condannato, in prima battuta pagherà lo Stato che poi potrà rivalersi sulla toga trattenendo fino a metà dello stipendio.

La magistratura ha messo in guardia in questi mesi dal rischio della “normalizzazione” e della “burocratizzazione”. Ha spiegato in mille modi e sedi che questa legge cambia “in modo sostanziale il modo di lavorare perché intimidisce il magistrato e offre armi pazzesche al cittadino ricco e potente e con buoni avvocati”. Mentre nulla cambia per il cittadino semplice.

Tutto inutile. La solitudine della magistratura è un tema importante che però non buca i media. “Sono dipendenti pubblici come gli altri, chi sbaglia paga, basta con i privilegi della magistratura” sibila un sottosegretario del governo nei corridoi di Montecitorio mentre in aula si vota. “Qualche anno fa avevamo con noi mezzo Parlamento e le piazze” rifletteva amara giorni fa il segretario di Md Anna Canepa, “oggi non ci sono più né gli uni né gli altri”. E’ venuto meno il muro che divideva in due il paese. Si chiamava Silvio Berlusconi.

In questo clima la votazione in aula scorre veloce. Il governo ha respinto tutti gli emendamenti, solo 25 e tutti dei Cinque stelle. Donatella Ferranti (Pd), ex magistrato oggi presidente della Commissione Giustizia alla Camera, non esulta per questa legge. “E’ un atto previsto nel programma ma certo non è prioritario – ammette. “Però i cittadini lamentano in modo trasversale il cattivo funzionamento della Vassalli e dovevamo intervenire”. Di fronte ai profili di incostituzionalità che i suoi colleghi in questi mesi hanno denunciato, Ferranti si aggrappa alla relazione che accompagna la legge. “Il travisamento del fatto e delle prove può in effetti essere un punto debole del testo” ammette. E però non è stato corretto. “Dobbiamo approvare entro il 27 altrimenti rischiamo la multa dell’Europa” una mezza bugia utilizzata soprattutto in questi anni dalla Lega che in un paio d’occasioni (2011 e 2014) era riuscita a far approvare un emendamento nella legge comunitaria che prevedeva la responsabilità diretta cittadino-giudice. “E comunque – aggiunge Ferranti – nella relazione che è parte integrante della legge abbiamo specificato che il travisamento del fatto e delle prove deve essere macroscopico ed evidente”. E’ scritto. E’ vero. Nella relazione, però. Non nel testo.

“Questo attacco chiude il cerchio di delegittimazione delle magistratura iniziato quando il governo Renzi si è insediato” insistono i Cinque stelle. Della grande riforma della giustizia sono cose già fatte il pensionamento anticipato che allontanerà dalle aule i magistrati più anziani ed esperti; il taglio delle ferie; la responsabilità civile. Anche l’autoriciclaggio, il voto di scambio e qualche sacrosanta scorciatoia nel civile. Di tutto il resto, anticorruzione, falso in bilancio, processo più snello e certezza di tempi più veloci, sono ancora pieni i tavoli delle Commissioni.

La magistratura può solo osservare. Senza armi. MI insiste nel chiedere lo sciopero. Area, le ex toghe rosse, domani leggeranno un documento nelle aule dei tribunali. Promettono di “vigilare l’applicazione della legge”, denunceranno “i profili di incostituzionalità”, “metteremo in mora la politica”. Il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli si sforza di leggere nella parole di Mattarella “il richiamo alla necessità di buone riforme”. Un po’ poco in una giornata come questa. Soli. E anche la brutta sensazione di essere nell’angolo. “di Claudia Fusani(fonte:huffingtonpost.it)

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