Tragedia in mare: oltre 300 morti.

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” Sale il numero delle vittime del naufragio di due giorni fa davanti alle coste libiche che avrebbe coinvolto 4 imbarcazioni. Unhcr: “Sorprende che non ci sia ancora la capacità di farsi carico della crisi umanitaria in corso”.
Continua a salire il numero delle vittime della tragedia del mare avvenuta 2 giorni fa davanti alle coste libiche. Sarebbero oltre 300 i morti, mentre subito dopo la tragedia si era parlato di 29 vittime. La stima si basa sulle testimonianze dei sopravvissuti, raccolte dalla portavoce dell’Unhcr Carlotta Sami. I superstiti hanno raccontato di essere partiti in 460 a bordo di 4 gommoni dalla Libia.

“Da un anno e mezzo chiediamo con forza di potenziare le capacità di salvataggio di vite umane nel Mediterraneo”, dichiara Lorens Jolles, delegato per il sud Europa dell’Unhcr. “Il governo italiano con Mare Nostrum ha dimostrato l’impegno a voler trovare una soluzione, e l’Unhcr ha più volte fatto appello affinchè l’operazione diventasse di gestione europea. Sorprende che non ci sia ancora la capacità di farsi carico di questo impegno data l’entità della crisi umanitaria in corso. L’operazione Triton non ha come suo mandato principale il salvataggio di vite umane e quindi non può essere la risposta di cui c’è urgente bisogno”.

Secondo i resoconti effettuati dall’Unhcr, 29 rifugiati e migranti sono morti domenica su uno dei gommoni. Oltre 110 sopravvissuti sono arrivati a Lampedusa, dopo essere stati soccorsi dalla Guardia Costiera e un mercantile. I superstiti hanno raccontato all’UNHCR di aver lasciato sabato la Libia a bordo di gommoni e di essere rimasti in mare per giorni senza acqua né cibo. Solo due persone sulle 107 a bordo di un gommone sono sopravvissute, mentre sono 7 i sopravvissuti nell’altro, dei 109 che erano a bordo. I superstiti hanno riferito all’UNHCR anche di un quarto gommone, che non è stato ancora localizzato. Il più giovane dei dispersi è un minore di 12 anni.

Save the Children rinnova l’appello lanciato ieri insieme alle altre ong (Ai.bi., Amnesty International Italia, Caritas Italiana, Centro Astalli, Emergency, Fondazione Migrantes, Intersos, Terre des Hommes) per chiedere al governo italiano e all’Unione europea un reale cambio di rotta nelle politiche sull’immigrazione. “Di fronte alle dimensioni della tragedia che ha coinvolto secondo le prime testimonianze raccolte dai sopravvissuti al Cpsa di Lampedusa 4 diverse imbarcazioni con un totale di circa 450 migranti, tra cui almeno tre bambini – dichiara il direttore generale Valerio Neri – , l’inerzia del governo italiano e dei membri dell’Unione Europea è inaccettabile. Chiediamo che il governo italiano si attivi immediatamente esigendo un incontro urgente e straordinario del Consiglio dei ministri dell’Interno dell’Unione Europea per ripristinare l’operazione Mare Nostrum o un sistema di soccorso simile che abbia il mandato, la capacità e i mezzi necessari per evitare che altre tragedie si ripetano”.

Nel solo mese di gennaio 2015, nonostante le condizioni climatiche avverse dell’inverno, sono giunti in Italia 3.528 migranti, di cui 195 donne e 374 minori (374 non accompagnati), circa il 60% in più rispetto allo stesso periodo del 2014 quando erano arrivati 2.171 migranti, di cui 91 donne e 342 minori (262 non accompagnati).

Accusa l’Europa anche Luca Cusani, presidente del Naga: “Apprendiamo con dolore dei morti e dei dispersi nel canale del Sicilia. Il freddo e la bufera sono gli eventi atmosferici che hanno causato le morti e il naufragio. Sono però le scelte politiche dei Paesi europei le cause profonde che li hanno determinati”.

“Sicuramente la nuova missione militare Triton ha dimostrato immediatamente di non essere adeguata al salvataggio dei migranti che cercano di arrivare in Europa e sebbene Mare Nostrum abbia avuto il merito di salvare molte vite umane e una sua riattivazione sia auspicale, crediamo che le morti in mare possano essere evitate solo attraverso un ripensamento generale delle politiche migratorie europee”, prosegue il presidente del Naga.

“Crediamo sia necessario scardinare l’intero discorso sull’immigrazione: parlare di persone da accogliere e non di frontiere da controllare; pensare alla sicurezza di chi migra e non solo a quella dei Paesi di approdo; cercare soluzioni strutturali e non di emergenza; pensare alle migrazioni come un prezioso fenomeno del presente e non come ad un fenomeno da reprimere inutilmente. Pensare che su quelle barche non ci sono Loro, ma ci siamo Noi. Tutti.” conclude Luca Cusani. Come Naga continueremo a fornire assistenza sanitaria, sociale e legale e continueremo a difendere diritti tutte le volte che cercheremo di soddisfare dei “bisogni”.(fonte:redattoresociale.it

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