Torino: CHI AMA BRUCIA

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“14 febbraio 2015 presso Cubo Teatro Officine Corsare a Torino.
14 – 15 Febbraio 2015 ore 21.00
CUBO TEATRO
Via Pallavicino 35 – TORINO
CHI AMA BRUCIA Discorsi al limite della Frontiera
Ideazione e regia Alice Conti In scena Alice Conti
Testo Chiara Zingariello, Drammaturgia Alice Conti e Chiara Zingariello
Disegno luce, audio, scene e grafica Alice Colla, Musiche Elia Pedrotti, Costumi Eleonora Duse

Assistenza scene Giuseppe Cipriano, Assistenza produzione Valeria Zecchinato
Assistenza video Giuseppe Glielmi, Riprese video Luigi Zoner
Uno spettacolo di Ortika, con la complicità di Spazio Of – Trento, Scenica Frammenti – Lari La Tana, Lapsus, Circolo Oltrepo’ – Torino Artea – Rovereto

L’indigeno è l’essere chiuso in un recinto_ F. Fanon

Il 14 e 15 Febbraio 2015 CUBO TEATRO ospita Alice Conti con CHI AMA BRUCIA Discorsi al limite della Frontiera. Regista e attrice fisica Alice Conti si forma con il Balletto Civile di Michela Lucenti dal 2004 al 2008 e studia a Londra studia drammaturgia contemporanea alla Royal Academy of Dramatic Arts con Brian Stirner.

Nel 2012 conduce una ricerca antropologia sul Centro di Identificazione ed Espulsione per stranieri di Torino – C.I.E. – i cui risultati sono stati pubblicati nella sua tesi di laurea.
Da qui l’esigenza di nutrire il teatro di contemporaneità, di farlo parlare di cose “vere”. Da qui nasce CHI AMA BRUCIA Discorsi al limite della Frontiera, un monologo-intervista che da voce a personaggi realmente incontrati durante la ricerca.
Da qui. Da un paesaggio che ci battezza. Dalla città fantasma dentro la città reale. Dal C.I.E. – Centro di Identificazione ed Espulsione per stranieri; in Italia mezzo milione di persone vi sono passibili di internamento fno a 18mesi. I clandestini, una categoria che questo luogo serve a creare e che non esiste se non in relazione a questo luogo. Il Campo crea e rinomina attraverso le sbarre i corpi delle persone che confina; c’è un destino nell’assegnazione di uno spazio. La Crocerossina in uniforme d’accoglienza ci guida dentro il suo campo da gioco, danza paternalista i turni, canta chiusa in uffcio, dalla radio le voci dei prigionieri. Un viaggio dentro il Campo, le sue regole e il suo linguaggio orwelliano, dentro uno sguardo ravvicinato e miope sull’altro. Il Campo introduce nello spazio civile della città un’eccezione inquietante e antica: le persone vi sono recluse non per qualcosa che hanno fatto ma per qualcosa che sono.

Feroce e divertentissimo.
Federico Betta, Premio Dante Cappelletti, dicembre 2013

Nel 2012 ho condotto una ricerca antropologica sul Centro di Identifcazione ed Espulsione per stranieri di Torino – C.I.E. – i cui risultati sono stati pubblicati nella mia tesi di laurea specialistica.
Da tempo mi afascina l’idea che la ricerca scientifca debba trovare il modo di comunicare, di rivolgersi ad un vero pubblico. Inoltre penso che il teatro debba nutrirsi di ciò che realmente accade nel mondo,della contemporaneità, e abbia il dovere illuminarne gli angoli scuri. Allo stesso tempo mi sembra che il teatro (che intendo come ricerca sull’umanità), abbia bisogno e debba avvicinarsi il più possibile ad una scienza, al suo tentativo metodologico di onestà ed esattezza, o perlomeno debba tentare di dire delle cose “vere”. Da questa consonanza e dalla necessità di dare corpo ad un materiale che sento il dovere di rendere pubblico
nasce il progetto di spettacolo: “Chi ama brucia. Discorsi al limite della Frontiera” un monologo-intervista a diversi personaggi tra cui la Crocerossina, la Garante e l’Ospite/ gli esuli – che ho realmente incontrato e intervistato durante la ricerca. Il loro discorso si sviluppa intorno al C.I.E. che nella trasposizione teatrale
chiameremo Campo.
[ Alice Conti ]

In occasione dello spettacolo la compagnia Il Cerchio di Gesso organizza Sabato 14 Febbraio alle ore 18.30 la presentazione del libro “Cie e complicità delle organizzazioni umanitarie” di Davide Cadeddu.
Al termine alle ore 20.00 buffet prima della replica alle ore 21.00

Cie e complicità delle organizzazioni umanitarie di Davide Cadeddu
In Italia, in tredici Centri di Identificazione ed Espulsione sono recluse oggi migliaia di persone – nel 2012, 7.012 uomini e 932 donne – che hanno la sola colpa di essere migranti. Milioni di euro vengono spesi per trattenere queste persone e poi espellerle, verso i Paesi dai quali erano faticosamente e onerosamente partite. Molti di questi soldi pubblici finiscono nelle tasche delle organizzazioni “umanitarie” che hanno accettato di gestire i CIE, ben sapendo che i dispositivi fondamentali sui quali questi non-luoghi sono costruiti sono gli stessi che hanno caratterizzato i campi di internamento storici, compresi i lager nazisti. Le frequenti manifestazioni di disagio dei reclusi nei Centri non lasciano dubbio alcuno sulle condizioni di vita al loro interno. E, d’altra parte, chiudere in gabbia delle persone che si spostano nel mondo non sembra in ogni caso una risposta accettabile. Questo libro vuole aprire una riflessione seria e non ideologica sull’istituzione CIE e invita ciascuno di noi a confrontarsi con la propria personale responsabilità riguardo alla loro esistenza.

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Davide Cadeddu (1974), educatore, insegnante e formatore. Vive a Torino, dove, negli ultimi 16 anni, ha promosso e coordinato progetti socioeducativi e formativi nell’ambito del lavoro di strada, delle tossicodipendenze, dell’aggregazione giovanile, dell’accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo politico; ha lavorato nella formazione professionale con giovani e adulti. Attualmente lavora come educatore in una comunità per minori. Ha dato vita all’Associazione Onda Urbana e al progetto “Tana Libera Tutti”, nel quartiere torinese di Porta Palazzo.
Indirizzo: Via Pallavicino 35, Torino”(fonte:spettacoli-teatro.it)

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