Dibattito sui Cie italiani ed europei

ciepontegaleria
Al fine di contribuire per un dibattito nel sito sulla realtà dei Centri di Identificazione ed espulsione in Italia ed in Europa iniziamo la pubblicazione di vari punti di vista delle associazioni che,pur non condividendoli, riteniamo siano interessanti per un approfondimento della questione relativa ai trattenimenti dei cittadini dei paesi terzi nei Cie predetti.

“MAI PIU’ CAMPI – MAI PIU’ CIE
“PERCHE’ LA MEMORIA E’ UN MONITO ATTUALE”
Ieri, Giornata della Memoria a 70 anni dalla liberazione degli ebrei dal campo di sterminio di Auschwitz e Birckenau, siamo tornati al CIE di Ponte Galeria, Roma. Italia. Europa.Scrive Corrado Augias per ricordare il 27 gennaio 1945 “La Shoah non è stato l’unico sterminio di genti, ma ciò che la distingue è l’essere nata da una nazione colta, matura, produttrice di civiltà giuridiche, economiche, artistiche…..”

Ecco, noi ci domandiamo “Dov’è l’Europa civile, democratica, antirazzista… Dove sono quei paesi, quelle costituzioni e quei parlamenti che dovrebbero garantire uguali diritti per tutti, difenderci, tutti, dalle ingiustizie e iniquità, da quelle leggi e prassi che “fabbricano” uomini e donne emarginati, dis-eguali, i nuovi “clandestini” solo perchè privati di un regolare titolo di soggiorno, uomini e donne spesso ricattati, schiavi di lavoro nero, o di tratta di essere umani, oppure numeri da profitto che rientrano negli scandali delle tante mafie capitali…. Dov’è quell’Europa che interrompe e lascia ferme nei nostri porti le navi di Mare Nostrum che hanno perlustrato il Mediterraneo in cerca di vite umane, a volte rintracciando solo cadaveri ? Dov’è quell’Europa che protegge i confini e non le persone ? Quell’Europa che ha costruito la pace ma continua a produrre diseguaglianze tra uomini e donne che sono EXTRA-europei ?
Continua Augias “Oggi c’è l’Europa. La Germania ha rivisto ammirevolmente il suo passato criminale. Ma quando l’aura di un a tragedia si dissolve, il pericolo di doverla rivivere c’è”.
Il 25 gennaio la campagna LasciateCIEntrare era ad un dibattito al liceo Orazio di Roma. Aula Magna, stracolma di studenti. Un bel vedere. E un bel sentire le questioni e le domande poste dai ragazzi, dopo aver visto video che ritraggono i CIE, o migranti che raccontano cosa vuol dire arrivare in Europa per cercare asilo e protezione.
Ci chiedono perchè ci colpisce quanto avvenuto in Francia, Parigi. La strage dei giornalisti di Charlie Hebdo, provocata da una cellula di terroristi, mentre quotidianamente, nei nostri paesi europei, uomini e donne vengono tenuti nei centri dove la dignità umana, il diritto inviolabile alla propria libertà viene calpestato, negato, ucciso.
Gli spieghiamo che sono le “leggi”. Leggi fatte per proteggere “noi” da “loro”. I nostri paesi impauriti dei flussi migratori, impauriti forse di vedere nascere una moschea nel nostro quartiere, impauriti di vedere un cittadino straniero lavorare al posto “nostro”. Gli spieghiamo che la “mobilità umana” non è un reato. Ma in Europa è come se lo fosse. E gli ricordiamo INTERFERENZE DI MEMORIA – PER NON DIMENTICARE si chiama l’incontro, che un giorno una nazione giustificò con la razza, con l’orientamento sessuale o religioso, uno sterminio di massa.
Tutti sapevano, ma nonostante questo, avvenne.
Nell’incontro del 26 gennaio al Teatro dei Servi abbiamo invece ascoltato Donatella Di Cesare, filosofa ed ebrea, autrice del libro “crimini contro l’ospitalita’ – Vita e violenza nei centri per gli stranieri”, scritto dopo aver visitato il CIE di Ponte Galeria. Un passaggio del suo bellissimo libro: “Qualcuno ha scritto che, in fondo, solo qualche migliaio di immigrati vive per qualche tempo “fra le grate”. Ma il punto è proprio questo: che neppure un solo immigrato deve restare fra le grate. Perchè la porta blindata che si chiude sulla sua libertà si chiude anche sulla nostra democrazia”
Ieri a Ponte Galeria un funzionario delle istituzioni preposte alla gestione dei CIE (Ministero dell’Interno, Prefettura e Questura) mi ha detto “bravi, avete vinto la vostra battaglia. Siete riusciti a diminuire il tempo di trattenimento da 18 mesi a 90 giorni. Avete fatto bene. Avevate ragione”. Ma quei 90 giorni esistono ancora. Esiste quel limbo inutile, crudele, costoso che è il luogo “spaziale” che divide chi siamo “noi” e chi sono “loro”. Ovvero chi ha un diritto e chi no. Vanno riscritte le leggi, vanno abbattuti quei muri.
Erri De Luca oggi sarà in Tribunale a Torino ad affrontare il “suo” processo per la libertà di parola, perchè un giorno nuovi centri si potrebbero anche riempire di chi pronuncia il suo dissenso. La libertà di parola non è un crimine. C’è chi muore per questo. C’è chi combatte per difenderla. Erri De Luca che ha definito il CIE “Centro di Infamia Estrema”.
Perchè ci sono uomini e donne invisibili. Perchè ci sono leggi che non sono eguali per tutti.
Perchè ci sono uomini e donne e bambini che dalla Siria, dalla Libia, dalla Nigeria, ma anche dalla Romania, dall’Albania, dalla Tunisia, dal Marocco, dall’Egitto, dalla ex Jugoslavia, scelgono l’Europa per ricongiungersi alle proprie famiglie che in Europa si sono stabilite. O perchè sfuggono da guerre e carestie e regimi dittatoriali. Perchè ci sono ancora uomini e donne senza nome ritrovati in mare e seppelliti in terra italiana. Perchè ci sono famiglie che chiedono ai nostri governi di continuare a cercare quegli uomini e donne o quei corpi ancora senza nome, spariti nel nulla. Perchè ci sono i numeri, e questo è l’orribile cronaca, che fanno guadagnare aziende e consorzi italiani che sull’accoglienza hanno costruito imperi di profitto. A volte grazie alla collusione politica.
Perchè ci sono ancora quelle frontiere invalicabili, assurde, che ci riportano ai tempi delle leggi antirazziali.
Per questo RICORDARE è un dovere etico, politico, morale al quale non possiamo sottrarci. Non solo ieri. ma oggi. E domani.
MAI PIU’ CIE”(fonte:lasciateCientrare)

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