Latina, manifesti funebri vicino alla scuola delle figlie: minacce al giudice antimafia

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“Latina, manifesti funebri vicino a scuola delle figlie: minacce al giudice antimafia
Rinvenute in diversi punti della città affissioni che annunciano la scomparsa di Lucia Aielli, magistrato impegnato in diversi processi contro le infiltrazioni mafiose nel capoluogo pontino. Unanime la condanna del mondo politico”
e di Unità Democratica gdpo che esprime la massima solidarietà a chi come giudice ancora una volta subisce minacce di carattere mafioso.

fonte:ilfattoquotidiano.it
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“Cinque manifesti ‘commemorativi’ che riportavano annunci di morte del giudice Lucia Aielli, magistrato del Tribunale di Latina impegnato in processi mafia, sono stati trovati in mattinata dagli agenti della Questura di Latina. I manifesti parlano di una commemorazione fissata per il 28 novembre, venerdì prossimo, e annunciavano la ‘prematura scomparsa’ del magistrato, impegnato in processi contro le infiltrazioni delle cosche calabresi nel territorio di Fondi, nel basso Lazio, e in passato oggetto di altre minacce, sono stati sequestrati nei pressi di un liceo frequentato dalle figlie del magistrato, in prossimità del tribunale in corso Mazzini.

Sull’atto intimidatorio indaga la Digos, ovviamente l’interrogativo principale riguarda il riferimento alla data mentre sono in corso anche accertamenti tecnici della polizia scientifica sui manifesti.

Un mese fa il giudice aveva ricevuto altre minacce da un uomo che è stato poi arrestato e in passato ha subito, invece, diversi tentativi di furto nella sua abitazione a Latina. Nel 2009 è stata il giudice titolare del processo Damasco relativo all’inchiesta sulle infiltrazioni delle famiglie di ‘ndrangheta Trani e Tripodo, che terminò il 19 dicembre del 2011 con la condanna di 23 persone ad un totale di 110 anni di carcere.

In particolare furono inflitti 5 e 13 anni di reclusione ai due principali imputati, i fratelli Venanzio e Carmelo Tripodo, figli di don Mico, capobastone di Sambatello, cittadina che si affaccia verso il mare, sulla collina che sovrasta Reggio Calabria.

Condannati anche alcuni importanti esponenti della politica e dell’amministrazione locale: sei anni per l’ex assessore ai lavori pubblici Riccardo Izzi, di Forza Italia, primo degli eletti nel 2006; nove mesi per l’ex comandante dei vigili urbani, Dario Leone, cugino dell’ex sindaco Luigi Parisella.

La famiglia Tripodo riveste un ruolo di particolare importanza nella storia della criminalità organizzata: secondo un collaboratore Domenico Tripodo fu “compare d’anello” di Totò Riina. Fino al 1976, anno della sua morte, il padre dei due fratelli migrati a Fondi era considerato, insieme ad Antonio Macrì e Girolamo Piromalli, parte del vertice della ‘ndrangheta e capo indiscusso di Reggio Calabria.

Fu un collaboratore di giustizia della camorra Carmine Schiavone, a squarciare un velo sul ruolo dei Tripodo a Fondi: “Per quanto possa io desumere – disse in una sua deposizione – Carmelo Tripodo doveva avere già negli anni 1985-86, un incasso netto di circa 200 milioni di lire al mese per il traffico di stupefacenti, intendendo per questi sia la cocaina che gli fornivamo noi, sia l’eroina ottenuta dal giordano, dai calabresi e da altri”, spiegava nel 1996.

Insomma Fondi in poco tempo divenne una base logistica, anche grazie alla creazione del centro ortofrutticolo, il Mof. E già a partire dagli anni ’80 Carmelo Tripodo iniziò a ricevere le prime denunce per tentata estorsione e incendio, proprio all’interno degli spazi del mercato.

Intanto, nonostante denunce, processi e arresti, gli affari della Lazio Net Service di Carmelo Tripodo andavano a gonfie vele, fino ad iniziare una collaborazione con l’amministrazione comunale retta da Luigi Parisella, amico e socio del senatore del Pdl Claudio Fazzone.

Le reazioni. Messaggi di solidarietà al giudice Aielli sono arrivati da diverse istituzioni. Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti ha detto: “L’ennesimo vile attacco che testimonia l’importanza dell’impegno di tutti, forze dell’ordine, magistratura e istituzioni nella lotta contro ogni forma di criminalità. I finti manifesti mortuari sono una macabra provocazione non solo all’indirizzo di un magistrato impegnato in prima linea contro le infiltrazioni mafiose nel capoluogo pontino ma di tutti coloro che si battono per far accendere i riflettori sulla criminalità organizzata ormai presente nel tessuto economico di questo territorio. Un fenomeno che non può passare inosservato e sul quale – conclude Zingaretti – continueremo a tenere alta la guardia, anche grazie al lavoro che stiamo portando avanti insieme all’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio”.

Il presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi ha espresso “la piena solidarietà e la vicinanza della Commissione parlamentare Antimafia al giudice Lucia Aielli del tribunale di Latina per l’ennesimo atto intimidatorio. I finti manifesti che annunciano la sua morte – osserva Bindi – sono il messaggio inquietante di una criminalità organizzata sempre più arrogante e pericolosa. Non lasceremo soli i magistrati e le forze dell’ordine che stanno conducendo difficili indagini contro le infiltrazioni mafiose nell’agro pontino. La Commissione parlamentare Antimafia – conclude Bindi – sarà presto a Latina per approfondire la situazione nel sud del Lazio”.

“Siamo al suo fianco e a quello di tutta la magistratura di Latina – ha detto il sottosegretario di Stato alle Riforme e ai rapporti con il Parlamento Maria Teresa Amici – per l’impegno per la legalità”. Per l’assessore del Comune di
Roma con delega alle Politiche del turismo Marta Leonori è “un segnale inquietante che non va sottovalutato”. Infine il senatore Claudio Moscardelli, componente della commissione Antimafia ha annunciato che presenterà una interrogazione Interrogazione urgenti al ministro dell’Interno Alfano “per conoscere quali provvedimenti intende adottare per tutelare e favorire il lavoro dei giudici più esposti, in provincia di Latina” (fonte:repubblica.it)

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