Corte Costituzionale e CSM : la politica paralizza la magistratura ?

csm
Il Parlamento ingolfa la magistratura. Deputati e senatori stanno infatti tergiversando oltre ogni misura sull’elezione dei 2 giudici costituzionali e degli 8 componenti laici (cioè non togati) del Consiglio Superiore della Magistratura.

Attualmente, infatti, sia la Corte Costituzionale sia il CSM sono incompleti: la prima è priva di due membri dal 28 giugno, il secondo invece ha concluso il suo mandato il 31 luglio. Ciononostante, l’inerzia della politica continua, colpendo al cuore l’attività di organi costituzionalmente garantiti. Questo discorso vale soprattutto per il CSM, già adesso di fatto bloccato perché privo di ben un terzo dei propri componenti.

La situazione è stata subito segnalata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che con una lettera rivolta ai presidenti delle Camere, ha richiamato al dovere ogni singolo parlamentare. Anche perché è impensabile che per giochetti politici e di poltrone si paralizzi l’attività di organi di tale importanza. Perché di questo si tratta, altrimenti non si spiegherebbe come per nominare 10 persone siano necessari più di due mesi.

Con ogni probabilità, le segreterie dei partiti non si fidano dei propri rappresentanti, visto e considerato che il voto con cui il Parlamento effettua le nomine è coperto dalla segretezza. E quindi non è in alcun modo controllabile.

Ad aggravare la situazione ci si mettono anche i pensionamenti, di cui una buona parte arriverà prima del previsto (la legge ha abbassato il tetto massimo da 75 a 70 anni). Ciò significa che molte procure resteranno prive di magistrati di grande spessore e a chi spetta riempire i vuoti che si verranno a creare? Proprio a quel CSM che ad ora è bloccato. L’effetto a cascata è dunque evidente: il blocco del CSM ha come prima e più deleteria conseguenza la paralisi anche di molte procure.

Nemmeno le altre questioni in cui le camere sono state impegnate negli scorsi mesi e lo saranno nei prossimi (riforme istituzionali, riforma della scuola, riforma del lavoro, ecc) rappresentano una giustificazione: il ministro Orlando batta un colpo e, visto che si parla un giorno sì e l’altro pure di riforma della giustizia, faccia pressioni sul gruppo parlamentare del PD, di gran lunga il più numeroso dell’emiciclo, affinché si trovi una soluzione. Altrimenti con quale credibilità deputati e senatori metteranno mano alla procedura penale e civile?” Di Alessandro Genovesi (fonte:it.ibtimes.com)

FacebookTwitterEmailTelegramShare

I Commenti sono chiusi