Sel e Pd contro la riapertura del Cie di Gradisca

ciegradisca
“Una delegazione dei consiglieri Fvg Giulio Lauri (Sel) e Silvana Cremaschi (Pd), di rappresentanti istituzionali e dell’associazione Tenda per la pace ha visitato il Cie di Gradisca, per verificare lo stato dei lavori della struttura, chiusa dopo le rivolte della scorsa estate. “Gli interventi interessano anche le gabbie che sormontano le vasche – ha spiegato Lauri – e ci chiediamo se l’obiettivo, nonostante le rassicurazioni del ministro Alfano, non sia riaprire il Cie”.

Perchè iniziare i lavori se il Cie non riaprirà?

“Chiediamo al Ministro Alfano di spiegare perchè sia stato dato avvio ai lavori di ristrutturazione del CIE di Gradisca se, oltre alla Regione e agli Enti Locali del territorio, egli stesso ha affermato che il CIE non riaprirà”. Lo ha dichiarato questa mattina Giulio Lauri, capogruppo di Sel al Consiglio regionale, uscendo dalla ex Caserma Polonio assieme a una delegazione di Consiglieri regionali, amministratori locali e rappresentanti di associazioni locali e nazionali aderenti alla campagna LasciateCIEentrare e accompagnata dalla D.ssa Allegretto, vice prefetto di Gorizia.
“Nel corso della visita ci è stato spiegato che il valore dell’appalto del primo lotto dei lavori ammonta a circa 800 mila euro, e ci domandiamo come è possibile che in un momento di grave crisi economica il Governo investa una quantità così ingente di risorse per il rifacimento di una struttura il cui utilizzo non è nè certo nè specificato. Si tratta di capire non solo se quella struttura verrà riaperta e riutilizzata come Centro di Identificazione e Espulsione, oppure se il Governo intende adibirlo ad ampliamento del CARA, ma anche perchè non vengano rimosse le inferriate e le gabbie di sicurezza non compatibili con il rispetto dei diritti umani delle persone che dovrebbero eventualmente soggiornarvi.”
“Rimane intanto irrisolta” – conclude Lauri- “la questione del pagamento degli stipendi arretrati dei lavoratori che hanno fatto funzionare il CIE e continuano a gestire il CARA e del versamento alla regione dei finanziamenti per la cassa integrazione in deroga degli stessi lavoratori da febbraio senza stipendio. Se è veramente incerto il futuro della ex Caserma Polonio, non aveva senso iniziare a usare le risorse onorando gli impegni con lavoratori?”(fonte:ilfriuli.it)

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