“Giustizia vò cercando” col ministro Orlando ad Agrigento

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“Semplificazione del processo civile, per arrivare in un anno al giudizio di primo grado e al dimezzamento dell’arretrato, riforma del Csm, responsabilità civile dei magistrati «modello europeo» e una normativa del falso in bilancio degna di questo nome.

Per adesso si vuole discutere di giustizia in termini più filosofici, concettuali e astratti piuttosto che ideologici prima di approvare la riforma e coinvolgere l’Italia su questo tema. È una riforma in dodici punti, quella che dovrà vedere la luce a settembre, secondo il “timing” fissato dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. E oggi, la corrente dei “giovani turchi” del Pd ha inviato ad Agrigento, quasi in avanscoperta, il ministro della giustizia Orlando. Accolto come si deve da magistrati giunti da ogni parte, il Teatro Pirandello era un bel colpo d’occhio a iniziare dal tavolo della presidenza col Procuratore di Agrigento, Renato Di Natale, il presidente del Tribunale Luigi D’Angelo, il presidente dell’Ordine degli avvocati Nino Gaziano, gli onorevoli “del cotè turco” Giovanni Panepinto e Tonino Moscatt, il moderatore Ajello. E per l’appunto al presidente dell’Ordine degli avvocati Nino Gaziano chiediamo a fine convegno di sottolineare l’importanza e l’efficacia dell’incontro con Orlando: ”Ha soddisfatto le aspettative dell’avvocatura soprattutto sul terreno del coinvolgimento sulle riforme i cui contenuti nella gran parte devono essere scritti. Sicuramente c’è condivisione sui principi e l’avvocatura sicuramente farà la sua parte e non si sottrarrà alle sue responsabilità”. Un bell’interrogativo però lo fa cadere il procuratore Di Natale durante il suo intervento: “Non è che in questo particolare momento l’introduzione della responsabilità civile non sia un tentativo di spuntare le armi della magistratura?” E sulla prescrizione, Di Natale avanza un suggerimento: “Scatti dal momento in cui il resto viene scoperto e i termini vengano sospesi con il decreto che impone il giudizio”. Sulle problematiche che affliggono in particolare il tribunale di Agrigento era intervenuta in apertura di convegno il magistrato Alessandra Vella dell’Anm (“pronta a riformare”- ha precisato), preceduta dal prefetto Nicola Diomede e dal delegato comunale l’assessore Maurizio Masone.

Per la cronaca, applausi a scena aperta sono scrosciati allorchè i relatori accennavano ai magistrati vittime di mafia e alla riforma della magistratura onoraria mentre il ministro Orlando ha informato delle indicazioni che giungono “dai cittadini, dagli operatori e dai soggetti della giurisdizione”. Indicazioni che confermano la tabella di marcia impressa da Renzi tanto da far dire a Orlando che “A settembre avremo dei veri e propri articolati sulla base di consultazione come quella di oggi”. La messa a fuoco rimane innanzitutto sul processo civile e Orlando sulla scia di Renzi conferma che al termine dei mille giorni delle riforme si punterà al processo civile in un anno per il primo grado, che punta al dimezzamento dell’arretrato, giunto a 5,2 milioni di processi pendenti. Tutto attraverso la semplificazione e la «degiurisdizionalizzazione», parola che significa che le controversie si possono risolvere anche non davanti al giudice, ma attraverso la negoziazione assistita e il ricorso a camere arbitrali. La strada maestra manifestata dal ministro Orlando è l’informatizzazione, unita a «due canali prioritari per famiglie e imprese».

A questo proposito Orlando ha anche annunciato che «per separazioni e divorzi, se consensuali, non servirà più andare davanti al giudice». Il governo riformerà anche il Csm, ovviamente dopo le elezioni che hanno portato al rinnovo delle cariche secondo gli sms di Cosimo Ferri. A questo proposito il ministro ha avuto la discrezione di non ricordare le parole di Renzi «Chi giudica non nomina, chi nomina non giudica», e il principio su cui ci si baserà «è quello che si fa carriera per merito e non per appartenenza di corrente». Finalmente si è compreso, anche se in parte visti i numerosi punti controversi dell’andamento “giustizia” nel nostro paese, che la Riforma della giustizia, per prima cosa deve essere accessibile al cittadino perché quasi mai – rilevava l’avv. Gaziano – si arriva ad un risultato utile per il cittadino. Infatti, poco si discute dei continui aumenti delle spese che bisogna affrontare per incardinare una causa civile. Per esempio l’aumento della marca da bollo che deve essere allegata all’iscrizione a ruolo della causa civile. Con la legge di stabilità il valore della marca da bollo è passato da 8 euro a 27 euro. Insomma un aumento corposo che colpisce direttamente il cittadino e la sua possibilità di accedere al sistema Giustizia. Se a tutto questo aggiungiamo i corposi rilievi etico-antropologici avanzati dal presidente del tribunale agrigentino Luigi D’Angelo (“cambiamento di mentalità, mettere al centro la persona e i diritti dell’uomo”) insieme al richiamo dell’on. Panepinto sui beni confiscati alla mafia che non devono rimanere “reliquie o santuari ma utilizzati al meglio” disincagliandoli dai ceppi bancari, allora si potrà comprendere meglio come la riforma della giustizia sia l’asso nella manica di Renzi e la chiave di volta per “aiutare la ripresa economica e il superamento della crisi” . Lo ha detto Orlando e Moscatt si è augurato che “Dal sud di Agrigento possa venire un importante contributo all’idea di pacificazione e concertazione”.(fonte:il giornalediagrigento.it)

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